da Milano
Non toccate gli stadi ai presidenti. Sono ormai passate due settimane dal finimondo scoppiato a Catania, ma il calcio fatica a rientrare nei ranghi di una normalità che assomiglia sempre più a un miraggio. La realtà italiana di oggi è uno stillicidio di proteste, ricorsi, procedimenti giuridici e ripicche. Loggetto del contendere sempre e solo uno: lagibilità degli stadi. Con il suo contorno di tornelli e introiti più o meno mancati.
Finora piuttosto taciturno, anche il patron interista Massimo Moratti ha aggrottato la fronte davanti alla decisione dellUefa di aprire San Siro solo agli abbonati: «Siamo rimasti male - ha ammesso Moratti -. Ci sentiamo dequalificati e non riusciamo a comprendere questa decisione, che rappresenta un danno dimmagine oltre che economico. Speriamo che la situazione si aggiusti senza dover fare ricorsi al Tar o altro».
Minacce e ricorsi che non sono bastati alla Salernitana. Il Tar aveva infatti accolto la richiesta degli amaranto contro la chiusura dellArechi per la gara di oggi contro il Teramo, ma lassenza dellesperto elettrotecnico ha fatto mancare il numero legale alla Commissione di Vigilanza che avrebbe dovuto esprimere un parere in mattinata. La partita, dunque, si giocherà comunque a porte chiuse. Soluzione vicina per il San Paolo. Il prefetto di Napoli Alessandro Pansa ha infatti previsto che per metà marzo (probabilmente il 21) limpianto possa essere pronto.
Una grana sorge addirittura a Roma, dove lOlimpico è uno dei pochi stadi aperti. Ad accendere un nuovo focolaio di polemica è stato il presidente della Lazio Claudio Lotito, che da anni insegue il progetto di costruzione di un nuovo impianto tutto biancoceleste. Lipotesi di trasferimento al Flaminio non piace al patron laziale, che si è detto pronto a lasciare la capitale: «Se lamministrazione e il sindaco Veltroni non ci concederanno la possibilità di costruire un nuovo stadio a Roma, ci rivolgeremo altrove». Il riferimento è al Comune di Riano, dove Lotito vorrebbe dar vita a un suo centro multifunzionale.
Una grande confusione, insomma, che tocca curve e società. E se a Bologna e Genova i tamburi non hanno suonato e le bandiere sono state ammainate, a Catania si fa il conto delle perdite legate alla squalifica record inflitta al campo. Un danno superiore ai 500 milioni di euro, secondo uno studio di marketing commissionato a Meta Comunicazione.
Singolare infine la decisione del prefetto di Potenza Luciano Mauriello, che ha imposto a Rai Tre di trasmettere in diretta la partita di C2 tra Potenza e Monopoli su tutto il territorio lucano. Una decisione presa per motivi di ordine pubblico, poiché lo stadio Viviani non è stato giudicato a norma. Una decisione che però non ha mancato di far discutere.
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