da Roma
Benedetto XVI riceve in udienza una delegazione dell’Accademia delle scienze morali e politiche di Parigi e torna a parlare della sua preoccupazione per la mentalità relativista che si diffonde in Europa: «La confusione a livello del matrimonio e il non riconoscimento dell’essere umano in tutte le tappe della sua esistenza, dal concepimento alla fine naturale – ha detto il Papa – lasciano pensare che ci siano dei periodi in cui l’essere umano non esista veramente». Ratzinger ha esortato ad avere «nella vita personale come in quella pubblica, il coraggio di dire la verità e di seguirla, d’essere liberi in rapporto al mondo che ha spesso la tendenza a imporre modi di vedere e comportamenti da adottare». «È importante non lasciarsi incatenare – ha spiegato Benedetto XVI – da elementi come il relativismo, la ricerca del potere e del profitto a tutti costi, la droga e le relazione affettive disordinate».
Interviene invece direttamente manifestando dubbi sui Dico il quotidiano dei vescovi italiani, «Avvenire». «La preoccupazione – spiega il giornale cattolico nell’editoriale non firmato di prima pagina – nasce da ciò che il disegno di legge afferma e prevede, ma anche – e non di meno – dalla tendenza che rischia di incentivare sul piano delle dinamiche culturali e sociali. Un duplice impatto negativo, che motiva gravi riserve di fondo e impone un fermo e severo giudizio».
Secondo il quotidiano della Cei è come se da oggi in poi per i giovani «si aprissero due vie entrambe giuridicamente riconosciute e tutelate per perseguire il proprio progetto di vita. Una, più impegnativa e pubblica, il matrimonio, l’altra – l’unione di fatto – più leggera e privata, ma anche più conveniente e dunque più accattivante». L’editoriale si conclude con un auspicio: «Non possiamo non sperare che il Parlamento vorrà ora fare – per intero e con somma libertà – la propria parte, nella consapevolezza che si tratta di difendere non le vestigia del passato, ma il format del nostro futuro».
Dal Vaticano, l’«Osservatore Romano» insiste sull’«impegno di difesa della famiglia fondata sul matrimonio», annuncia la pubblicazione il prossimo 13 febbraio di una monografia su famiglia, matrimonio e unioni di fatto con citazioni del Papa e rivendica la risposta «agli attacchi di quanti, ancora oggi, vorrebbero tappare la bocca alla Chiesa e al Papa su temi tanto delicati quanto rilevanti».
Sul ddl approvato due giorni fa dal governo è intervenuto anche l’arcivescovo di Lecce Cosmo Francesco Ruppi, presidente dei vescovi della Puglia: «Si è fatto un gran chiasso intorno a questo disegno di legge, denominato Dico, ma non si capisce bene a chi veramente serva né quali ne siano le urgenze». «Le preoccupazioni, continuamente sollevate dal Papa – ha continuato – e le prese di posizioni unanimi dei pastori delle Chiese italiane rispondono non a motivazioni teologiche, ma sociali; quello che ci interessa non è l’obbedienza a questa o a quella legge canonica, ma il bene delle famiglie e il bene delle future generazioni, che vedono indebolirsi la famiglia da tutto questo can can, che si sta facendo in questi giorni. Speriamo che il Parlamento – ha concluso l’arcivescovo di Lecce – corregga il testo di questo disegno di legge e riporti il discorso della famiglia alle sue vere e reali priorità».
Sui Dico interviene infine anche il vescovo di Piacenza e vicepresidente della Cei, Luciano Monari, con un intervento su «Avvenire»: «Il motivo per cui non riusciamo ad accettare i Pacs, o similia, come nuova figura giuridica - spiega - non è etico, ma politico. Non diciamo: le convivenze sono contro la morale cattolica e quindi siamo contrari a riconoscerle giuridicamente. Diciamo invece: le convivenze sono rischiose per il bene della società».
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