Capello: «Loro sono partiti troppo forte»

da Roma

Manganellate verso fine partita nella curva ospite, un intervento delle forze dell’ordine più per far capire che non sarebbe stato tollerato nulla sopra le righe. E, in tutt’altro senso, anche la Roma inizierà sopra le righe la partita come dirà l’ex Capello: «La Roma è partita veloce, sopra il suo ritmo e nei primi 25’ ci ha messo in difficoltà, noi agivamo troppo in verticale sulle punte invece di tenere di più la palla. Quando abbiamo iniziato a farlo, siamo diventati noi i protagonisti, fino alla fine. Sacchi parla di miracoli perché il Milan non ha vinto lo scudetto? Non lavora per il Real? Per parlare di Italia bisogna essere sul posto e grandi sono Milan, noi e l’Inter e poi c’è la Fiorentina che è una mina vagante». Ieri applausi per la Juve, che rete Ibrahimovic: «Sì, è stato un gran bel gol, ha stupito anche me facendomi gridare mamma mia, ma sono contento soprattutto perché abbiamo vinto: grande squadra e grande vittoria». Tutto finito? Capello secco: «Siamo solo a novembre e i giochi finiranno a maggio».
Per fortuna si parla di calcio. Ieri fuori lo stadio un prepartita tranquillo, senza il solito strascico di incidenti e violenze. Dentro l’Olimpico l’annunciata contestazione alla Sensi, amministratore delegato della Roma, a pochi minuti dall’inizio della partita con una ventina di striscioni “monocordi”: «Rosella vattene». E al centro del cuore del tifo giallorosso, c’è quello più grande che recita «la curva sud te lo grida in coro», mentre i supporter romanisti intonano un «Rosella Sensi bla bla bla». Fischiati durante la lettura delle formazioni gli ex giallorossi Emerson e Capello, nulla a che vedere però con la contestazione poco civile del 5 marzo scorso, quando lo speaker (poi cacciato a fine stagione) non lesse i loro nomi mentre la loro immagine rimase per molti secondi sui maxischermi. L’impressione è che il clima avvelenato e di tensione sia solo un ricordo sbiadito dell’ultimo Roma-Juventus. Particolarmente ironico, ma educato un altro striscione contro il tencico bianconero: «Amo Spalletti perché non ha neanche un Capello».
Intanto sono trascorse già due settimane dalla nascita del Tottino, ma l’eco dell’evento a Roma non si è ancora spenta. Tanto che il numero dieci riceve prima del riscaldamento da dieci piccoli raccattapalle una t-shirt celebrativa. «Il figlio del nostro capitano è il figlio della nostra storia», recita in maniera solenne la maglietta bianca che dall’altra parte ha la scritta auguri a caratteri cubitali.
Uno dei protagonisti più attesi, il brasiliano Mancini che a fine mercato era stato a un passo dal vestire la casacca bianconera, è costretto a dare forfeit per un guaio al polpaccio destro.

Inutile l’intervento del massaggiatore della Roma mentre Capello e Giraudo seguono la scena all’altezza della panchina. Poi il via con dieci minuti di ritardo e poche polemiche tra i giocatori in campo, tra loro pure Dacourt strappato alla panchina per l’improvvisa indisponibilità del compagno.

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