Roma - Daniele Capezzone, portavoce del Pdl dopo una legislatura, quella dell’ultimo governo Prodi, alla Camera. Complimenti, s’è fatto strada in un ambiente altamente «tossico».
«Così s’è sempre detto».
Così fan tutti.
«No, tutti no. Sono liberale e cultore della libertà personale: non faccio nomi, né li farei. Posso dire che non mi è mai capitato di vedere alcun collega “alterato”. Quanto a me, l’unica sostanza psicoattiva di cui abuso è il the».
Di fronte a certe dichiarazioni di alcuni suoi colleghi si stenta a crederle.
«Vero. Però penso che l’ideologia faccia peggio di qualche sostanza psicoattiva».
Quando le «Iene» fecero il servizio sulla droga che circolava nel Palazzo, lei azzardò che un cane anti pusher in Transatlantico avrebbe perduto subito l’olfatto.
«Una battuta: dissi che un cane poliziotto portato nel Palazzo presto si sarebbe arreso, con il naso in tilt. Le "iene" furono fantastiche, ma in realtà ce l’avevo con quanti, la settimana prima, avevano plaudito a un analogo test davanti alle discoteche... ».
La prova tampone: per i ragazzi andava bene, quando si trattò di farla ai politici non più.
«Ci fu una sollevazione, molti ebbero una reazione di casta. Possibile che si usino sempre due pesi e due misure?».
Un Paese ipocrita.
«Esiste una lega degli ipocriti che fa male al Paese».
Allora è d’accordo con la proposta di Giovanardi.
«Totalmente a favore, e d’altronde non c’è alcun obbligo di sottoporsi alla "prova del capello". Per chi fa un’attività al servizio dei cittadini, mi parrebbe opportuno. Da liberale trovo invece sgradevole la criminalizzazione dei ragazzi... ».
Da ex radicale, a occhio e croce dovrebbe essere anche antiproibizionista.
«Penso che non si possa colpevolizzare lo spinello dei ragazzi e non quello dei politici. Però c’è anche di peggio... ».
Non ci tenga in sospeso.
«Secondo lei fa più danni un parlamentare peone o un pescecane d’alta finanza? Oggi quel cane poliziotto lo porterei a spasso negli altri Palazzi del potere, e in qualche salotto buono. Perché se i politici ci mettono anche un pochino di faccia, altre categorie no».
I «padroni del vapore».
«Siamo uomini di mondo, diceva Totò, e abbiamo fatto il militare a Cuneo. Capitani d’industria e non solo: consiglieri d’amministrazione di grandi aziende, giornalisti, magistrati... ».
Alcune sentenze dovrebbero passare all’antidoping, secondo lei.
«Per qualche magistrato non c’è bisogno di alcun aiuto chimico. Il problema è generale: resto allibito di fronte a una carriera che ancora si svolge secondo automatismi di casta, per cui se non commetto castronerie enormi, arrivo di sicuro al massimo grado. Senza verifica, senza pagare per gli errori commessi... ».
Come Berlusconi, lei ai magistrati farebbe fare anche la perizia psichiatrica.
«Penso che alcune categorie - giudice, giornalista, politico - dovrebbero cominciare passando un giorno in carcere».
Buttando via la chiave, intende?
«Intendo per un giorno di visita. Aiuta a comprendere il mondo».
Un mondo nel quale l’ipocrisia regna sovrana e i ricatti spuntano ormai come funghi dopo la pioggia.
«Certo. Così, alla fine, non si riesce mai a parlare di temi concreti. Prenda la legalizzazione della prostituzione: perché non se ne può ragionare liberamente?».
Riaprirebbe le «case».
«La legge Merlin le chiuse, ma aprendo le strade. Ora andrebbe rivista senza ipocrisie, per motivi sanitari e per motivi fiscali. Senza contare che si potrebbe ricondurre il mercato a una dimensione più controllabile, e sfuggire a chi gioca al gioco del ricatto».
Un gioco nel quale si divertono in pochi.
«Io penso che è bene non essere ricattati, ma è ancor meglio non essere ricattabili».
La famosa privacy: ormai più inafferrabile dell’araba fenice.
«Sono preoccupato per la massa ingente di materiale proveniente dalle intercettazioni».
Qualcosa da temere?
«Ma va’... Tante sono le persone che a vario titolo hanno a disposizione del materiale. E chissà quante quelle che, contro la legge, conservano le intercettazioni.
Veleni su veleni.
«Scellerata è stata quella sinistra che ha aperto l’otre dei veleni. E ora forse ha cominciato ad accorgersene».
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