Economia

Il capo di Bmw: «L’Alfa mi piace La Punto? Prima voglio provarla»

nostro inviato a Francoforte

Sulla resurrezione della Fiat solo un laconico «il destino di una società dipende dai suoi prodotti che devono essere allettanti e attrattivi»), mentre sul nuovo volto «premium» dell’Alfa Romeo, il presidente della Bmw si è limitato a dire che «per avere successo in questo settore è necessario generare una propria identità». Forte dei risultati collezionati nei primi 8 mesi dell’anno (vendite in crescita dell’11,4%), per Helmut Panke l’allarme utili, suonato nel secondo trimestre, rappresenta solo un incidente di percorso: «Il dato - spiega - è stato inferiore rispetto a quello del 2004 e per quanto ci riguarda siamo sempre a un livello molto elevato di profittabilità».
Presidente, in Germania è successo di tutto: a partire dallo scandalo dei balletti rosa alla Volkswagen. Che cosa ne pensa?
«Un’azienda dev’essere gestita attraverso i valori interni. È fondamentale che la direzione di una società sia di esempio verso i collaboratori e trasmetta i valori che rientrano nella filosofia del gruppo. Non aggiungo altro».
Mini vola mentre Smart sembra essere diventata una palla al piede per Mercedes. In mano vostra un brand come Smart avrebbe preso o prenderebbe valore?
«Noi, con Mini, abbiamo dimostrato che un posizionamento chiaro e trasparente di un marchio è importante e che bisogna anche realizzare continuamente quello che è stato promesso».
In Alfa Romeo hanno abbinato alla nuova 159 il termine «premium», la cui primogenitura appartiene a voi. Considera l’Alfa 159 un prodotto «premium»?
«Alfa Romeo è una delle poche marche cariche di emozioni e storicamente cresciuta. È una casa che ha sicuramente il suo posizionamento nel mercato. Ma per avere successo nel mercato “premium” bisogna generare una propria identità e trasmettere i valori intrinsechi della marca. Penso che in Alfa Romeo tutto questo lo abbiano capito».
Il suo collega Luca di Montezemolo ha detto che la «Fiat è tornata». Le piace la Grande Punto?
«Il destino delle società automobilistiche dipende dai prodotti che devono essere allettanti e attrattivi. Sulla Grande Punto mi esprimerò solo dopo averla provata. La cosa importante è avere il prodotto giusto per i clienti giusti».
Novità dall’accordo Bmw-Aprilia?
«L’accordo riguarda un progetto in quei segmenti dove Bmw non è presente. Esistono possibilità nuove e interessanti. E Aprilia è il partner giusto per realizzarle. L’intesa, inoltre, si basa sull’esperienza positiva vissuta durante la precedente cooperazione per la F650».
Al Salone di Francoforte si sono affacciati per la prima volta i costruttori cinesi. C’è il rischio che l’Europa venga invasa da modelli «fotocopia» di quelli più in voga nell’Occidente?
«I cinesi aumenteranno gradualmente la loro presenza partendo dai segmenti più bassi. A questo punto Stati Uniti, Europa e Giappone dovranno puntare tutto sui rispettivi valori, sull’identità del marchio. Sarebbe imbarazzante se a un certo momento due vetture fossero veramente “scambiabili”».
Insieme a Gm e DaimlerChrysler avete dato vita a un’alleanza industriale sul motore ibrido, cioè benzina-elettrico. L’esigenza comune è risparmiare carburante...
«In attesa dell’idrogeno, su cui noi puntiamo per il futuro, in questo momento è fondamentale investire nell’efficienza dei motori. L’attuale generazione dei motori a benzina Bmw offre il 15% in più di potenza e il 15% in meno di consumi. Ritengo che per una parte dei clienti la tecnologia ibrida possa essere interessante. L’accordo prevede un centro di sviluppo comune negli Stati Uniti.

Le rispettive competenze tecniche devono agire in simbiosi per ridurre i costi e accelerare il progetto».

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