Il capo del governo, uno spavaldo vittima della sua coalizione

Le frasi che Prodi sta comunicando al Paese non sono per nulla piacevoli. Prima la soddisfazione per aver partorito una Finanziaria in grado di scontentare tutti, quindi il livore sardonico della risposta data al rivale che annunciava il momento di mandarlo a casa; lui imperterrito ad affermare che nella sua casa ci sta già e pure molto bene. Troppa spavalderia. Un segno di sicurezza del genere me lo sarei aspettato da un primo ministro forte di una maggioranza schiacciante in entrambi i rami del Parlamento, sappiamo tutti che non è così: la maggioranza con margine alla Camera c’è, ma solo grazie al premio di maggioranza, al Senato, non essendo previsto questo premio, può invece accadere di tutto.
Inizio a pensare che Prodi sia il classico commissario messo alla guida dell’Unione proprio perché non è alla guida di nessun partito, una sorta di blind trust in chiave politica. Un candidato di parte avrebbe sì fatto il pieno di consensi tra gli elettori del proprio partito, solo di quello però perché gli elettori di partiti alleati avrebbero potuto disertare in massa correndo il rischio di avere un risultato finale ben differente.

Sono segni contraddittori che fanno pensare che Prodi possa aver accettato magari controvoglia di assumere il ruolo di vittima sacrificale di una coalizione che per puro caso si è trovata vincitrice delle elezioni politiche.

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