Per dirla con le parole di chi la sente anche in questi giorni che si è presa di riposo, per ricaricare le forze e riflettere sul futuro, «non sarà una botta e via». Letizia Moratti intende rimanere seduta a lungo sui banchi dellopposizione a Palazzo Marino. Quando venne battuta da Filippo Penati nel 2004, anche lex presidente della Provincia Ombretta Colli non abbandono laula, anzi nella prima fase ci restò anche come capogruppo di Forza Italia. Ora, sulla permanenza dellex sindaco in consiglio comunale nessuno riesce a scommettere, ma limpressione è che ci resterà almeno qualche mese. Quanto basta a scompigliare i piani del Pdl, che dopo la clamorosa sconfitta vuole rilanciare il partito (innanzitutto) sotto la Madonnina. E ha a disposizione poche poltrone per gli esclusi dal voto. Due giorni fa il premier Silvio Berlusconi, capolista alle comunali, ha scritto al sindaco Giuliano Pisapia la lettera di dimissioni, riaprendo le porte dellaula al primo dei non eletti, lex consigliere Pdl Armando Vagliati che ha tirato un sospiro di sollievo. Un brutto colpo invece per il secondo fuori dalla lista, Fabrizio De Pasquale, quando la Moratti come tutti i consiglieri eletti ha presentato i documenti necessari per confermare la presenza in aula. Qualcuno subito lha letta come la volontà di partecipare il 20 maggio alla prima seduta per un discorso formale prima di abbandonare la poltrona, ma i collaboratori stretti dellex sindaco assicurano che non è affatto così. Lo aveva anticipato il giorno della sconfitta, «il mio desiderio di continuare a lavorare per Milano e per lItalia sono cresciuti e il risultato di oggi mi spinge a moltiplicare il mio impegno per unire tutte le forze moderate e riformiste». Messaggio criptico. Ma si era presa del tempo per riflettere. Il ponte del 2 giugno lo ha trascorso a San Patrignano, al rientro ha fatto sapere che sarà presente il 14 maggio al Bie di Parigi come commissario straordinario di Expo. Una prima scossa a chi la immaginava già pronta a cedere lincarico. Anche questa settimana è fuori Milano, ma non ha rassegnato le dimissioni dallaula, anzi. E nel partito parecchi non scommettono sulle prossime mosse.
La permanenza della Moratti in aula apre due fronti. Primo: il ruolo di capogruppo Pdl. La sfida è (era?) a tre, lex vicesindaco Riccardo De Corato (un po in ribasso perché è già deputato), lex assessore di area Cl Carlo Masseroli e lex capogruppo Giulio Gallera, vicino al coordinatore regionale Mario Mantovani. Per «ricompensare» gli esclusi ci saranno la vicepresidenza dellaula e la Commissione di controllo sulle Partecipate. Ora, per bon ton istituzionale lincarico spetterebbe allex sindaco. Ma i malpancisti a Palazzo Marino sono sempre in agguato, e già qualche consigliere Pdl premette che «se ne vedrebbero delle belle, sarebbe un capogruppo autorevole ma senza autorevolezza. Per rilanciare il partito non ci si affida a chi è stato bocciato». Secondo: rallenta anche lipotesi di rimpasto in Provincia. Con De Pasquale in aula al posto della Moratti, i rumors davano giri di poltrone. Le dimissioni dei consiglieri comunali Andrea Mascaretti (vicino al presidente Podestà) e Masseroli, proiettati a Palazzo Isimbardi con un assessorato (traballa la poltrona di Del Nero, meno quella di Garnero o De Nicola). Fuori loro, dalla famosa lista dei non eletti Pdl sarebbero saliti Marcovalerio Bove (uomo di Podestà) e Simone Paleari (Cl). Ma le carte si scompigliano di nuovo, né Masseroli freme per lasciare in ogni caso il Palazzo.
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