Mario Tozzi, geologo e conduttore televisivo, vorrebbe essere una delle voci «scientifiche» degli ambientalisti. Il problema è che limpalcatura su cui poggiano gli assunti ambientalisti è scientificamente fragile che cercare di sostenerla obbliga il povero Tozzi a capriole da circo equestre, come quelle di un suo recente articolo pubblicato sulla Stampa, ove egli auspica la decrescita sostenibile.
Se da un lato Tozzi riconosce che la tiritera dello sviluppo sostenibile, da egli stesso recitata per anni, è «ipocrita», dallaltro egli non ne comprende la ragione, visto che addebita lipocrisia alla circostanza che staremmo sfruttando le risorse del pianeta e crescendo in popolazione con «questi ritmi». Ciò che gli sfugge è che in un pianeta finito nessuna crescita può essere sostenibile qualunque sia il ritmo della stessa.
Tozzi ammette che neanche lefficienza (tuttora parola dordine ambientalista) è qualcosa su cui si possa contare, perché «una maggiore efficienza implica maggiori consumi»: il sospetto che egli legga e studi queste pagine diventa così certezza. E allora, niente sviluppo e niente efficienza: cosa rimane? La nuova parola dordine - a questo punto per esclusione - sarebbe decrescita, perché - osserva Tozzi - «il 20% dellumanità consuma il 75% dellenergia disponibile».
Visto che ci legge, facciamogli allora osservare che è, questa, un'affermazione priva di significato e che si può avanzare solo se non si capisce né cosè lenergia né come essa viene da noi uomini usata. Lenergia si conserva e quindi non può essere consumata; ciò che per noi conta è la nostra capacità di saperla trasformare e trasferire e bruciare petrolio è uno dei modi per farlo. Se fosse lunico, invocare la decrescita per evitare il collasso non servirebbe, perché una piccola decrescita sposterebbe quel collasso di poco in avanti nel tempo (una grande decrescita anticiperebbe il collasso). Ma bruciare petrolio non è lunico modo che conosciamo per trasformare e trasferire energia: possiamo bruciare gas, carbone, uranio e torio. Grazie a uranio e torio, lumanità avrebbe energia per decine di migliaia di anni: auspicare la decrescita, allora, sarebbe un puro atto di masochismo.
O di sadismo, posto che, anche se Tozzi non lo dice, egli deve pensare alla decrescita altrui, non alla propria. Ecco come egli se la figura: «Una decrescita significa una serie di rinunce: cibi liofilizzati, poca acqua riciclata, nessuna deiezione sprecata, né rifiuti di alcun genere, spazio e aria razionati». Qualche settimana fa mi ritrovai in un ristorante romano, vicino al tavolo occupato dal conduttore televisivo: sono più che sicuro che egli non consumasse cibo liofilizzato; e neanche acqua riciclata, visto che non beveva acqua, ma un liquido rosso scuro che versava da una bottiglia della quale non riuscii a leggere letichetta. E, posso assicurare, da quel pasto entrambi avremmo prodotto gran copia di rifiuti.
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