Una due giorni da incorniciare a uso e consumo di chi ama la canzone d'autore. Oggi, meglio stasera, concerti per Ivano Fossati (agli Arcimboldi) e Fabio Concato (all'Elfo Puccini); domani, invece, live per Luca Carboni (anche lui agli Arcimboldi).
Seconda tappa milanese (ore 21, da 28 a 57 euro) per il «Decadancing Tour», l'ultimo «giro d'Italia in concerto» per Fossati, una delle espressioni più alte, moderne e raffinate del nostro cantautorato. «Ho sempre pensato che, alla mia età (ha compiuto da poco 60 anni, ndr) avrei voluto cambiare - ha annunciato in tv il genovese lo scorso ottobre -. Mi sono sempre chiesto se al prossimo disco avrei potuto garantire la stessa passione che mi ha portato sino a qui, ma non credo che potrei ancora fare qualcosa che aggiunga altro rispetto a quello che ho fatto sinora». Musicalmente parlando, Fossati è nato nel 1971 con i Delirium (quelli di «Jesahel», ricordate?). Poi ha abbandonato la band e incominciato l'avventura che l'ha portato a diventare un autore il cui lavoro appartiene alla cultura del nostro Paese. La sua discografia solista non è ricchissima, ma ha lasciato una traccia profonda: «La mia banda suona il rock» e «Panama e dintorni», per esempio, sono esempi felici (e molto imitati) di «contaminazione» tra canzone d'autore e rock, primi capitoli di una produzione che, attraverso titoli come «700 giorni» (l'album che contiene «Una notte in Italia», una delle più belle canzoni italiane di sempre), «La pianta del te», «Macramè», «Lindbergh» e «La disciplina della terra».
La scaletta del tour d'addio (che per altro prevede un ultimo passaggio agli Arcimboldi il 25 febbraio) non mancherà di sorprendere: dalle canzoni dell'ultimo album «Decadancing», attraverso i brani di impegno civile, che da tempo caratterizzano la produzione di Fossati, fino alle atmosfere più avvolgenti di canzoni come «E di nuovo cambio casa» e «C'è tempo». «Canzoncine». A lui piace chiamarle così. Sornione ed ironico com'è (saranno i trascorsi cabarettistici sul finire negli Anni 70...), Fabio Concato, dal vivo all'Elfo Puccini (ore 21, 30 euro), si è sempre guardato bene dal prendersi troppo sul serio. E non pochi lo hanno apprezzato per quel suo inconfondibile stile, sensibile, romantico e rassicurante. Molte di quelle «canzoncine», piccole storie narrate con garbo e sensibilità, sanno ancora di fresco: «Domenica bestiale» del 1982 a «Rosalina», la ragazza che tutto il giorno va in giro in bicicletta e la sera si ammazza di bignè; e poi «Fiore di maggio», dedicata alla figlia Carlotta, «Un fiore e una stella», «Bell'Italia». E a gennaio uscirà il nuovo album, «Tutto qua»...
Alla soglia dei 50 anni, Luca Carboni, bolognese, classe 1962, torna a Milano (stasera in data unica agli Arcimboldi, ore 21, da 25 a 40 euro) per far sentire la sua inconfondibile voce in una sorta di doppio concerto. Da una parte del palco, con una scenografia che richiama un salotto casalingo, un allestimento per proporre le canzoni più datate in versione acustica, ma comunque riarrangiate rispetto a come sono state incise; dall'altra, la versione elettrica in cui Carboni e la band eseguiranno i brani, soprattutto quelli recenti, nella versione che appare sul disco.
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