Proposta intrigante e certamente fuori dagli schemi del Teatro Carcano. Nella sala della Crocetta è infatti in scena fino al 21 novembre "L'inganno": è il titolo dato da Glauco Mauri - regista e protagonista con Roberto Sturno - al suo adattamento della commedia "Sleuth", scritta da Anthony Shaffer (1926-2001) nel 1969 e approdata per la prima volta sul palcoscenico di Londra al St. Martins's Theatre l'anno successivo, interpreti Anthony Quayle e Keith Baxter. Due gli adattamenti per il cinema: nel 1972, interpreti Laurence Olivier e Michael Caine diretti da Joseph Mankievicz e nel 2007 con Michael Caine e Jude Law, regia di Kenneth Branagh.
Come l'originale, "L'inganno" è un thriller eccellente e un esempio del genere per eccellenza. La dedica dell'opera originale è emblematica: "A Monsieur Hercule Poirot (e a molti altri detective di romanzi famosi) per tutti i suoi colleghi eccentrici, onniscienti, gentiluomini, dilettanti". Ma è anche un commento, molto perspicace ed accurato, in parte sui fine anni Sessanta in Inghilterra e in parte su tutti noi.
Il titolo "Sleuth" è molto misterioso. Il film di Mankievicz si intitola Gli insospettabili, ma "sleuth" vuol dire investigatore, segugio. Shaffer non ne ha mai dato una vera spiegazione e l'idea che appare più affascinante è che "sleuth" sia lo spettatore stesso. Lui è il segugio che investigando deve scoprire, nascosti nei tanti inganni, i sentimenti che si agitano nell'animo dei due protagonisti. L'inganno, appunto, con tutti i suoi grotteschi e a volte crudeli "giochi" è il caso da risolvere. L'autore propone qui, anche con grande ironia, tutta la sua abilità di sceneggiatore di gialli (fondamentali le sue collaborazioni con Agatha Christie e Alfred Hitchcock), ma sotto l'apparente superficialità di un abile racconto si avverte un'amara considerazione sulla stupida follia che così spesso corrompe il rapporto fra gli uomini.
Andrew Wyke e Milo Tindle, i due personaggi principali, sono diversi. Milo ha fatto della sua difficile esistenza una lotta col desiderio di rivincita sulla sua condizione di semi-emarginato; Andrew della sua ne ha fatto invece un continuo gioco di fantasia per sfuggire alla stupida noia della vita. Ma alla fine i due finiranno per scambiarsi i ruoli: ognuno sarà vittima e carnefice. E come spesso accade nella vita, la farsa che umilia le debolezze si tramuta in un dramma dove l'uomo diventa vittima di se stesso. Non a caso il gioco termina con lo sghignazzo di un pupazzo meccanico che, inerte, ha assistito alla scena e ci dice, lui senza anima, quanto pazzi siano gli uomini che così spesso giovano a ingannarsi e a farsi del male.
Al Carcano Glauco Mauri fa il segugio con "L'inganno" di Shaffer
Il regista e attore in scena alla sala della Crocetta fino al 21 novembre con il suo adattamento del thriller scritto dall'autore britannico nel 1969
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