Carcere a cinque stelle: meglio di un hotel

Chissà cosa penseranno gli 85 detenuti nel carcere dell’isola di Favignana guardando le immagini della nuovissima Halden prison di Oslo. Forse proveranno a chiedere l’estradizione in Norvegia. Loro, che secondo l’ultima classifica degli istituti penitenziari italiani vivono nella peggiore struttura di tutto il nostro Paese, non potranno credere ai propri occhi guardando il lusso sfrenato che regna all’interno del primo carcere a cinque stelle del mondo. Più che una prigione, un vero e proprio hotel per paperoni.
È stato inaugurato lo scorso primo aprile nella Capitale dal re Harald in persona accompagnato dal ministro per la Giustizia norvegese, Knut Storberget. Ma a distanza di una settimana è già sommerso dalle polemiche. Il carcere, costato 217 milioni di dollari, uno dei quali speso soltanto per le decorazioni, offre ai detenuti una tale quantità di benefit e privilegi da far chiedere a gran parte dell’opinione pubblica se sia davvero in grado di svolgere una adeguata funzione punitiva. Celle, spazi aperti e luoghi destinati alla vita in comune sono, infatti, talmente belli e tecnologicamente avanzati da far sorgere il dubbio che i 250 malfattori destinati a scontare la pena all’interno della struttura possano addirittura trarre beneficio dai reati commessi. La polizia penitenziaria norvegese, però, non ha dubbi. Da giorni si difende e continua a ripetere: «Questo carcere è il luogo ideale per una corretta riabilitazione». E poi: «I detenuti saranno tenuti a pagare il conto con la giustizia per poter uscire». Proprio come quelli «ospitati» sull’isola di Favignana. A differenza di questi ultimi però - che vivono ammassati in celle sepolte dieci metri sotto il livello del mare, umide, perennemente incrostate di salsedine, spesso attraversate da ratti e scarafaggi - i 250 fortunati carcerati dell’Halden prison passeranno il tempo fra le coccole in un ambiente più che ovattato.
Ogni cella è arredata con mobili di legno moderni e funzionali, del tutto simili a quelli che arredano le più belle stanze d’albergo o le più esclusive residenze universitarie: il letto è comodo, le finestre - dotate di modernissimi infissi al posto delle consuete sbarre di acciaio - sono ampie e luminose, la scrivania e la sedia sono spaziose ed ergonomiche. Ma c’è di più: ogni stanza è dotata di un televisore al plasma e di faretti di ultima generazione che la illuminano a giorno. Senza dimenticare il bagno personale, presente all’interno di ogni cella con tanto di doccia e rubinetteria hi tech. Lo Stato norvegese e le aziende leader nel settore, che hanno contribuito alla costruzione della prigione, hanno pensato a tutto. Anche al tempo libero dei detenuti. E così, al posto dell'ordinaria ora d’aria, la prigione - che si trova a ridosso di una enorme collina innevata e nascosta da un bosco - offre un super tecnologico studio di registrazione per chi ama la musica, una palestra dotata di attrezzi avveniristici per chi preferisce lo sport, una biblioteca molto fornita per chi predilige le buone letture. E ancora una chiesa per chi vuole pregare, una scuola per studiare, un campo da calcio regolamentare, una sala corsi oppure un comodo salotto per le visite dei parenti. E infine, se è vero che anche l’occhio vuole la sua parte, tutti gli spazi esterni sono decorati con graffiti in perfetto stile Bansky. Sono costati ben un milione di dollari, somma necessaria per assumere un famoso writer chiamato Dolk. È davvero difficile pensare che un luogo del genere, addirittura classificato come la prigione più elegante di tutto il pianeta, possa essere percepito come una punizione, come un posto nel quale scontare reati talvolta terribili. Nel quale, appunto, pagare un congruo conto con la giustizia.
Eppure sembra che gli addetti ai lavori siano concordi nel promuovere a pieni voti la struttura che, proprio per la sua umanità, meglio si presta alla riabilitazione dei detenuti rispetto alle squallide prigioni nelle quali sono rinchiusi milioni di criminali in tutto il mondo.

Visto che, almeno nelle intenzioni delle autorità norvegesi, l'obiettivo della detenzione non è necessariamente punire chi ha sbagliato, ma rieducarlo e reinserirlo in una normale vita di relazione. Solo il tempo potrà forse confortare questa tesi. Ma c’è da scommettere che qualcuno, in Norvegia, stia già pensando: «Molto meglio dentro che fuori».

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