In carcere per un omicidio, ne confessa 49

Ai giudici ha detto: «Voglio diventare il più grande serial killer della storia». Ha colpito in nove Stati nell’arco di venticinque anni

Mariuccia Chiantaretto

da Washington

L’America è nella morsa del panico per la scoperta di due nuovi serial killer. Uno, Robert Charles Browne, in prigione per l’omicidio di una ragazzina, si sta vantando di tante vittime da ambire al primato di assassino di massa più produttivo d’America. L’altro, William Bradford, già nel braccio della morte, nega anche i 2 delitti per cui è stato condannato, ma il ritrovamento in casa sua di 50 fotografie di donne sta facendo impazzire gli investigatori.
Robert Charles Browne, 53 anni, residente in Colorado, è in galera da 3 anni. Sconta l’ergastolo per l’uccisione di una ragazzina di 13 anni, Heather Church, avvenuta nel 1991. Da anni l’uomo perseguita gli investigatori offrendo loro dettagli su 49 delitti. Per mesi e mesi nessuno gli ha creduto, ma ieri, lo sceriffo della contea di El Paso, Terry Maketa, ha rivelato che ci sono reali possibilità che Browne non stia affatto mentendo. Due giorni fa Browne è comparso davanti al giudice per la morte di Rocio Sperry, strangolata nel 1987. Il delitto, confessato già nel 2003, è stato confermato da parecchi indizi e l’imputato è stato condannato ad un secondo ergastolo.
Charles Browne vorrebbe oscurare la fama del «mostro del Green River» e non lesina nuovi particolari su altre vittime per le cui morti desidera essere processato.
«È possibile che esageri – ha spiegato lo sceriffo Maketa – ma avrebbe motivo o interesse a farlo?». Dalle confessioni di Browne le donne ammazzate nell’arco di 25 anni sarebbero 48. I delitti sarebbero avvenuti in 9 stati della federazione americana. «La quarantovesima vittima è un uomo, il primo ad essere ucciso dal nostro serial killer, nella Corea del Sud nel 1970. Di questa vittima, spiega lo sceriffo Maketa, si sa soltanto che era un compagno d’armi dell’assassino». Movente dell’omicidio? Browne dice di avergli spezzato il collo perché era geloso di una prostituta.
Nel corso delle sue allucinanti confessioni, Browne ha spiegato che molte vittime non erano altro che «occasioni» incontrate dopo una notte di gioco d’azzardo e di qualche rapporto sessuale «consenziente». Quando gli inquirenti gli hanno chiesto perché abbia ucciso queste donne se non c’era stata violenza sessuale, Browne ha risposto: «Le donne sono tutte infedeli, traditrici, di basso livello morale».
Le vittime di Browne sono state cloroformizzate, strangolate e poi accoltellate, qualcuna uccisa con uno sparo a bruciapelo. Il motivo per cui l’omicida si è deciso a confessare non è chiaro. Il quoziente intellettuale di Browne di 140 lascerebbe pensare che l’uomo abbia un piano preciso in mente. Gli inquirenti credono che voglia diventare famoso, trovare qualcuno che si offra di scrivere un libro a quattro mani con lui e magari ottenere una cella singola.
Mentre in Colorado la gente sconvolta guarda con timore a ciò che Charles Browne si accinge ad aggiungere alla sue confessioni, in California gli inquirenti stanno setacciando lo stato alla ricerca delle donne le cui fotografie sono state trovate in casa di William Bradford, il fotografo condannato a morte per l’assassinio di 2 modelle, Shari Miller e Tracy Canpbell. Nelle ultime 24 ore, 28 donne le cui fotografie scattate negli anni Ottanta sono state pubblicate martedì, si sono fatte vive. Una di queste è la modella numero 8, Tina Teets.
La signora Teets ha spiegato agli inquirenti d’aver usato Bradford come fotografo quando aveva 17 anni e ambiva a diventare modella ma d’aver capito che si trattava di un individuo con cui «non era il caso di trovarsi da sola in un luogo dove non si potesse chiedere aiuto».
William Bradford, hanno spiegato gli investigatori che stanno lavorando freneticamente per scoprire quante delle 50 donne fotografate sono scomparse, scattava le immagini delle potenziali modelle, le invitava in luoghi deserti, le violentava e le strangolava.
Fra le fotografie riconosciute c’è quella di una quattordicenne scappata da casa verso la fine degli anni ’70.

Tina Teets ha riconosciuto una ragazza fra le foto di William Bradford. «Il suo nome – ha detto agli inquirenti - è Bridget, ma non l’ho più vista da quando l’ho incontrata per le fotografie. Anche lei come me voleva diventare una modella».

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