La libertà è dietro l'angolo: la California dovrà aprire le porte a 43mila detenuti in 2 anni. Motivo: le prigioni «scoppiano» e così lo stato di Schwarzy potrà risparmiare 1,2 miliardi di dollari, secondo quanto previsto dalla Costituzione. La decisione di liberare così tanti detenuti è stata presa dai giudici federali Usa: l'amministrazione californiana avrà tempo sino a metà settembre per stabilire i criteri con cui decongestionare i suoi penitenziari.
Da anni il governatore Schwarzenegger denuncia la drammatica situazione della popolazione carceraria. Già nel 2006 lanciò l'allarme proclamando lo stato d'emergenza nelle prigioni californiane, accogliendo così le richieste del personale di custodia e dei detenuti. Allora disse che era «necessaria un'azione immediata per prevenire rivolte, incidenti e morti». La decisione dei giudici costringe l'amministrazione ad agire. In 187 pagine di ordinanza il sistema carcerario californiano è definito «disumano, crudele e criminogeno». Se le cose rimarranno così come sono, osserva la corte, i detenuti commetteranno ancora più delitti, rendendo così la loro detenzione non solo inutile, ma addirittura controproducente. Allora la soluzione è una sola: svuotare le celle, anche perché la costruzione di nuove carceri richiederebbe troppo tempo. Ora la California ha poco più di un mese per agire. Si esamineranno i casi meno gravi, mettendo in libertà chi è vicino al completamento della pena. E poi si cercherà di trasferire i detenuti in altre carceri, fuori dallo Stato.
Ma molti esponenti dell'amministrazione lamentano che spetta a loro decidere il futuro dei detenuti, non ai giudici federali. Mentre i direttori delle carceri, esasperati, difendono i giudici. Come prevedibile, insomma, la decisione ha scatenato le polemiche.
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