Chi si aspettava che il presidente della Cei, arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, approfittasse della celebrazione della Giornata mondiale del malato celebrata ieri anche a Genova per tornare sul caso di Eluana Englaro è rimasto deluso. Bagnasco infatti nel corso della sua omelia in cattedrale ha sì parlato della sofferenza, del dolore, della malattia ma soprattutto dellamore.
Senza mai citare il caso dellEnglaro che era tuttavia di sottofondo. E ciononostante è stato esplicito: «Il limite fa parte dellesistenza umana e comunque si manifesti deve essere accettato. È un limite che si manifesta anche nel dolore e nella sofferenza ed è invalicabile anche se la scienza cerca di alleviarlo. Dobbiamo accettare quello che siamo: creature piccole ma irripetibili destinate allimmortalità. Questo è il senso del nostro limite». Poi larcivescovo di Genova si è soffermato in particolare sulla solidarietà: «Tra tutti gli uomini vi sono dei vincoli insopprimibili più responsabili e più forti quando abbiamo bisogno degli altri, cioè quando siamo più fragili. Questi vincoli innalzano la qualità della vita, guai a spezzarli».
Bagnasco a chiusura della sua omelia ha poi ricordato che il cristianesimo è soprattutto amore. «È lamore che fa sì che ci si prenda cura degli altri. Se venisse meno questo vincolo - ha concluso Bagnasco - vivremmo in una società di persone sole, la malattia veramente mortale è la solitudine».
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