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Il cardinale col piglio da manager che punta su dialogo e famiglia

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Angelo Scola torna a casa. Il patriarca di Venezia è il nuovo arcivescovo di Milano, città in cui ha vissuto la giovinezza e dove è nato il suo rapporto con don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e liberazione, figura importante della sua vita.

Nato a Malgrate, alle porte di Lecco, nel 1941, Scola ha sessantanove anni. Lo attendono cinque anni di episcopato, sette se riceverà due anni di proroga come il suo predecessore, Dionigi Tettamanzi. Periodo non lunghissimo, ma più che sufficiente a imprimere il proprio carattere nella storia della chiesa ambrosiana. Il servo di Dio, Giovanni Battista Montini rimase a Milano nove anni prima di diventare Papa Paolo VI, l’episcopato di Tettamanzi è durato nove anni. Achille Ratti, il futuro Pio IX, fu vescovo di Milano per soli sei mesi, poi nel febbraio del 1922 fu eletto Papa.

Il paragone serve anche a dire che questa nomina di Benedetto XVI suona come un attestato di stima speciale, che qualcuno interpreta già come un'investitura per la successione. Il Papa gode di buona salute e non c'è urgenza di pensare a chi verrà dopo di lui, ma si sa che quando si parla di cose vaticane, tutti tengono sempre a portata di mano il pallottoliere e non dimenticano mai il totoeletti. Anche se dopo Karol Woytjla e Joseph Ratzinger, non sembra facile che il prossimo Habemus papam annunci un nome italiano.

Fin qui il futuro. Ma veniamo al passato (e al presente) del cardinale Scola, il primo nella storia a lasciare il titolo onorifico di patriarca, che in Italia tocca solo a chi guida la diocesi di Venezia, ma per guadagnare la diocesi più popolosa d'Italia, che poi è anche una delle più grandi del mondo. Laureato in filosofia all'Università Cattolica di Milano e in Teologia a Friburgo, dal 1982 insegna Antropologia teologica al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi su Matrimonio e famiglia della Pontificia Università Lateranense. Questo altisonante incarico, insieme al fatto che dal 1996 è consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ne fa l'uomo giusto per accogliere la visita del Papa, atteso a Milano nel 2012 proprio in occasione del Forum mondiale delle Famiglie. Il tema è di particolare attualità in queste settimane a Milano, dove è appena sfilato il Gay Pride con il patrocinio della giunta, dove si parla di matrimoni omosessuali e il sindaco Giuliano Pisapia ha confermato di voler procedere al più presto con le unioni civili. E di famiglia ha parlato il patriarca Scola nella sua omelia di domenica scorsa a Venezia, citando Benedetto XVI: «Nella famiglia l'uomo scopre la sua relazionalità, come figlio, sposo, genitore, non come individuo autonomo che si autorealizza».
Milano è anche città di Cl, sia perché il movimento ecclesiale fondato da don Giussani è particolarmente consistente, sia perché non mancano i politici in vista che si ispirano a quest'esperienza, a partire dal presidente della Regione, Roberto Formigoni, che del cardinale è amico da molti anni. La vicinanza con Cl per Scola è stata anche fonte di guai, come quando nel seminario milanese di Venegono gli fu rifiutata l'ordinazione sacerdotale proprio per la provenienza ciellina. Vescovo di Grosseto e poi a Venezia, il cardinale ha dato ampia prova di volersi aprire a tutte le realtà della Chiesa.

Il suo motto episcopale recita «Sufficit gratia tua», «Basta la Tua grazia», citazione di san Paolo che esprime la convinzione che al centro della storia ci sia l'intervento divino. Le distinzioni tra destra e sinistra, conservatori e progressisti, già in difficoltà nella politica, mal si attagliano alla Chiesa. Così coloro che si aspettano un anti Tettamanzi su temi della dottrina sociale come l'accoglienza, dovranno confrontarsi con il teorico del «meticciato». L'ultimo attestato gli è arrivato dall'ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, che ha parlato di lui come di un vescovo manager, per nulla settario, pronto al dialogo e circondato da collaboratori di ogni area.
Il rapporto tra Scola e Joseph Ratzinger si è consolidato alla Congregazione della dottrina della Fede, di cui il futuro Papa Benedetto era prefetto e Scola consultore tra il 1986 e il 1991.

Scola è stato importante collaboratore di Communio, la rivista teologica nata del dopo Concilio Vaticano II anche su iniziativa di Ratzinger e Hans Urs von Balthasar, in difesa di un rinnovamento nella continuità, che procedesse senza tagliare i ponti con la Tradizione. Proprio in ragione di questa sintonia con il Papa, nel 2006 si era parlato di lui come possibile presidente della Cei, la Conferenza dei vescovi italiani.

Sembra che allora a non essere d'accordo fosse Tarcisio Bertone, oggi segretario di Stato vaticano. E anche con il cardinal Bertone il nuovo arcivescovo si troverà a trattare anche il futuro dell'Istituto Toniolo, la cassaforte dell'Università Cattolica.

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