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Cardiologi interventisti a confronto

Corrono i cardiologi interventisti. Anno dopo anno si aprono nuovi Centri di emodinamica e si diffonde l'impiego di queste metodiche innovative che si dimostrano di grande efficacia. Gli interventi mini-invasivi possono sostituire con successo operazioni di cardiochirurgia, con un immediato miglioramento della qualità di vita del paziente e del rapporto costo beneficio della sanità pubblica. Sempre più pazienti con malattia delle coronarie sono curati con una angioplastica che ristabilisce l'ossigenazione dei tessuti. A Bologna, ieri presso l'Hotel Carlton si è tenuta una riunione dei cardiologi interventisti dell'Emilia Romagna. Questo incontro precede il 29° Congresso nazionale della Società italiana di cardiologia invasiva, che si svolgerà, sempre a Bologna, dal 23 al 26 settembre.
«All'incontro di ieri hanno partecipato oltre cento cardiologi provenienti non solo dai tredici Laboratori regionali di emodinamica, ma anche da altre regioni e dall'estero, come Carlo Di Mauro, che lavora a Londra, Stepthan Windbecker dell'Ospedale universitario di Berna ed Edoardo Camenzind dell'ospedale di Losanna. Tra gli italiani: Leonardo Bolognese di Arezzo, Anna Sonia Petronio di Pisa, Giulio Guagliumi di Bergamo», afferma Antonio Manari, cardiologo dell'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia e coordinatore regionale del Gruppo italiano di studi emodinamici (Gise). Questo organismo, rappresenta oggi una delle più vivaci Società scientifiche di settore. È stato costituito all’inizio degli anni Settanta, quando un gruppo di emodinamisti italiani, iscritti alla Società italiana di cardiologia, all'Associazione medici cardiologi ospedalieri, alla Società italiana di cardiologia pediatrica, si è riunito al fine di standardizzare tecniche e referti, incrementare lo scambio delle esperienze e raccogliere dati epidemiologici e statistici. Nel 1975 questo gruppo ha dato vita al Gruppo Italiano di Studi Emodinamici (Gise) che ha coinvolto, fin dall'inizio 48 Laboratori emodinamici italiani. La decisione fu presa a Cittadella, in provincia di Padova, durante il primo Congresso nazionale. Da allora la cardiologia interventistica si è diffusa e sviluppata costantemente. A Bologna si è fatto un bilancio dell'attività svolta e si sono analizzati i passi avanti compiuti. Tra gli argomenti oggetto di dibattito vi sono stati gli stent. «È stata fatta una analisi - precisa Manari - sull'impiego e sulla efficacia degli stent medicati rispetto a quelli tradizionali, soprattutto in particolari situazioni anatomiche, come nella malattia dei tre vasi coronarici, che fino a poco tempo fa era affrontata solo dalla cardiochirurgia. Si è parlato anche di un possibile sovrautilizzo dell'angioplastica coronarica rispetto alle tradizionali terapie mediche con più farmaci e dell'angioplastica nell'infarto acuto. Questo tema - aggiunge Manari - è particolarmente sentito in Emilia Romagna perché da 3-4 anni nella nostra regione funziona una rete che collega funzionalmente ospedali con e senza emodinamica, e che prevede il trasferimento dei pazienti agli ospedali dotati di unità di emodinamica, dove è possibile tempestivamente una angioplastica in fase acuta di infarto. A Bologna sono stati presentati anche i dati del registro Real, che evidenziano tutta l'attività svolta a livello regionale dai centri di emodinamica. Questo registro, unica esperienza nel panorama italiano, è nato nel 2002 grazie alla collaborazione tra gli emodinamisti della regione e l'Agenzia sanitaria dell'Emilia Romagna». La certezza della diagnosi ha diffuso la coronarografia e l'angioplastica rendendo questa indagine sovente indispensabile. Lo è soprattutto nei pazienti con sospetta malattia delle coronarie o nei soggetti che hanno già manifestato angina o infarto del miocardio, ma anche in quei pazienti nei quali sono già state diagnosticate malattie del muscolo cardiaco o delle valvole.

Questa indagine è divenuta sempre più sicura ed il rischio di complicanze si è ridotto, attestandosi globalmente attorno allo 0,5-1%. Nel 2006, in Italia, si sono effettuate circa 260.000 coronarografie e 124.000 angioplastiche coronariche.

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