Carfagna: nella politica ho la stessa disciplina che dedicavo alla danza

La parlamentare azzurra racconta la sua esperienza nelle fila di Forza Italia: «Studio e lavoro, senza curarmi di tanti pregiudizi»

Quando si accorge che sono davanti al suo ufficio e batto il piede con impazienza, Mara Carfagna grida da lontano: «Scusii!» e comincia a correre.
Ha la falcata dell'ex ballerina classica. Fila come un centometrista, fendendo l'aria con aggraziati volteggi. Ha tacchi alti, gambe da fenicottero, pantaloni tubolari grigi. Fa tre balzi e, hop!, è già qui.
«Aspetta da molto?», chiede ansiosa la pupilla di Silvio Berlusconi.
«Appena arrivato», la tranquillizzo ed entriamo nel suo studiolo di deputato a Palazzo Marino, due passi da Montecitorio. Alle spalle dello scrittoio, dove prende posto dopo avermi indicato la sedia di fronte, campeggia il vessillo di Forza Italia grande metà parete.
«Non la vedo dall'inizio della legislatura e la trovo molto dimagrita», dico. Ricordo una bruna bellezza salernitana di trent'anni, morbida e tornita, con un largo decolleté. Ora, in meno di due anni, me la ritrovo eterea, con un foulard grigio che le vela castamente il collo.
«Quando facevo tv, tendevo a ingrassare. Invece, dovevo essere magra. Ma io, più mi si impone una cosa, meno la faccio», dice e mi fissa coi famosi occhioni castani che le hanno meritato il sesto posto al concorso di Miss Italia e la palma in altri concorsi di bellezza.
«Si è messa a dieta?».
«Facendo politica ho un'ansia che non avevo prima. A ogni discorso o convegno ho un fuoco interno che mi brucia e che incide sul mio peso», dice con aria compresa sul viso pallido. I capelli neri alla maschietta lasciano scoperti i lobi da cui pendono due perle a goccia che le danno l'aspetto di una Turandot diretta da Zeffirelli.
«Lei è una maliarda».
«Detto da lei, mi aspetto una perfidia».
«Quando lei si oppose ai Dico, Wladimir Luxuria osservò: “Dice di difendere la famiglia e intanto ne sta sfasciando una, quella di Berlusconi”».
«Mancava di argomenti e ha trascinato in basso la polemica politica», dice infastidita dalla piega che prende la chiacchierata.
«Wladimir si riferiva alla frase solluccherosa che le sussurrò il Cav: “Se non fossi già sposato, la sposerei”».
«Una battuta galante e innocua. Berlusconi lo conosciamo. Scherza e si lascia andare».
«Lei però gli rispose civettando: “Le direi di sì senza esitazione se non fosse sposato e fossimo coetanei”».
«Era un modo scherzoso di replicare a uno scherzo».
«Ma la moglie, Veronica Lario, si arrabbiò», le ricordo. «Spedì una gelida lettera al marito attraverso Repubblica, costringendolo a scusarsi pubblicamente».
«Non so cosa abbia spinto Veronica a rispondere così», dice impermalita.
«Come ci è rimasta?».
«Dispiaciuta. Non è bello sembrare la causa di uno scandalo, che non era tale. Io sono timida. Non mi piace attirare attenzione».
«Conosce Veronica?».
«Mai avuto il piacere. Ma l'ammiro molto».
«Le dà il contentino?».
«Taccia, maligno. L'ammiro perché dev'essere difficile stare accanto a un uomo come Berlusconi così preso dal suo lavoro. Mi piace anche la discrezione che ha sempre dimostrato».
«È di moda. La moglie di Sarkozy lo ha addirittura piantato quando è entrato all'Eliseo».
«Io spero invece che Veronica stia accanto a suo marito. Se non in pubblico, almeno in privato. Lui ha bisogno di stabilità».
«Dopo il pasticcio di cui sopra, un mese fa per il suo compleanno il Cav le ha regalato una parure. Ma allora lo fate apposta!».
«Non mi metto limiti per sani divertimenti solo perché gente come lei può malignare. Ho invitato Berlusconi con altri amici, insieme ai miei genitori. Se avessi avuto la coscienza sporca, non l'avrei fatto».
«Intanto, si fa vedere con un dovizioso quarantenne, l'immobiliarista Marco Mezzaroma. Fiori d'arancio?».
«Presto per dirlo. È gradevole. Ci stiamo conoscendo. Vedremo. In queste faccende, sono pesante come un blocco di marmo. Mi ci vuole tempo per capire se va o no. Solo dopo mi lascio andare. Alla mia età, un'unione significa famiglia e figli», dice la bella bacchettona e con un'occhiataccia fa capire che se continuo con i pettegolezzi passa alle vie di fatto.
La sua prima legislatura è finita troppo presto. Ora torna a casa senza pensione.
«Non ho scelto la politica per la pensione. Sono troppo orgogliosa per attaccarmi a motivi poco nobili. Amo la politica. Il resto conta meno».
Ricca di famiglia?
«Non navighiamo nell'oro: papà preside, mamma insegnante».
Prodi è imploso. Non è caduto per le sbandierate spallate del Cav.
«Il crollo era scritto nel Dna di questa maggioranza che va dai comunisti a Mastella. Erano tenuti insieme da due cose: l'odio verso Berlusconi e la sete di potere. Soprattutto dei cosiddetti moderati, Pd e centristi, maestri di clientelismo».
Adesso Mastella è capace di venire da voi. Se ne fida?
«Per disciplina di partito dovrei dire di sì. Invece, dico: c'è poco da fidarsi di uno che silura un governo rappresentando una manciata di elettori».
E che lo fa per fatto personale.
«Mastella ha subito attacchi immotivati, senza essere difeso. Anche la moglie è stata colpita senza che ci fosse nulla di rilevante. È la solita lotta di un potere contro un altro che non fa bene al Paese».
Il centrodestra vincerà le elezioni?
«Sicuramente sì. Rappresentavamo metà del Paese già due anni fa. Poi, per i demeriti di Prodi, sono riemersi i meriti di Berlusconi, occultati dalle menzogne della sinistra».
Molti contrari a Prodi detestano però il Cav. Meglio cambiare leader?
«Si favoleggia di un cambio solo all'interno del Palazzo. Ma Berlusconi continua a piacere alla maggioranza degli italiani. Non ha rivali per coraggio e capacità di tenere uniti gli alleati».
Se vincete con questa legge elettorale, il Cav rischia al Senato la stessa via crucis di Prodi.
«Da calcoli fatti, anche con questa legge, avremo una maggioranza di quindici senatori».
Il Pdl, il nuovo partito del Cav, sarà pronto per le elezioni?
«Non credo che ci presenteremo col Pdl. Ma deciderà Berlusconi».
Lei, con Sandro Bondi, è responsabile della fase costituente del Pdl. Batte la fiacca?
«Il Pdl potrebbe essere pronto presto, ma non c'è tempo di affezionare gli elettori al nuovo partito. Io, poi, sono legatissima a Fi. E molti altri sono dispiaciuti della sua sparizione».
Chissà che pasticcio rifarete con gli italiani all'estero. Vi affiderete di nuovo a mastro Tremaglia?
«Noi ci siamo affidati a noi stessi. Se ne occupa Barbara Contini. Un caterpillar».
Lei, a 32 anni, è ai vertici di Fi. Sopravvalutata?
«Lo penso spesso e ritengo di sì. Per recuperare il gap, studio e lavoro. Il mio attivismo è scambiato spesso per presenzialismo. È invece il modo di meritarmi la fiducia che mi è data».
Quali sono le sue virtù, a parte le misure?
«Riformuli o non rispondo».
Perché l'apprezza il Cav?
«Per la mia rettitudine morale. Sono estremamente onesta. Di me, ci si può fidare».
Cosa le è rimasto del suo passato di show girl?
«Dalla danza, che è una disciplina, ho appreso rigore e rigidità. Sono fiera di ciò che ho fatto».
La chiamano ex soubrette. Le secca?
«Pago i pregiudizi verso le donne, i giovani, lo spettacolo, come se fosse una colpa. Chi è passato per i centri sociali è considerato idoneo per il Parlamento. Vedi Caruso e compagnia. Chi viene dalla danza, è vista come un'usurpatrice. Giudichi lei».
Conosco ogni particolare del suo seno. L'ho visto su internet con altre sue foto piccanti. Lei non sarà mai De Gasperi.
«Se non lo sarò, sarà per mia insufficienza. Non per le foto. Trinciare giudizi perché le mie immagini non sono quelle di santa Maria Goretti, è una banalità».
Ce l'ha con me?
«Lei è uno dei tanti qualunquisti che non vanno oltre l'apparenza».
Due anni fa mi disse che Napolitano doveva ancora dimostrarle di essere il «suo» presidente. Ha passato l'esame?
«Si è sforzato di essere imparziale. Ora lo aspetto alla prova del fuoco: indire senza incertezze nuove elezioni».
Lei è campana come Bassolino, Rosa Iervolino, Pecoraro Scanio, la Trimurti dell'immondizia. Fiera dell'affinità?
«Vorrei che la mia terra fosse rappresentata da persone che amano il suo passato, l'ordine e la civiltà. La nostra gente non merita quel trio».
La vostra gente però li vota e scende in piazza contro i termovalorizzatori.
«La sinistra ha spento le coscienze. È come se la Campania fosse morta».
Trovi un aggettivo per ciascuno dei tre.
«Gliene trovo uno per tutti e tre: irresponsabili».
Un pensiero speciale per Pecoraro, salernitano come lei?
«Una personaccia. Vergognoso che sia ministro dell'Ambiente».
Che pensa delle intercettazioni che hanno portato agli arresti di Sandra Mastella?
«Da un lato sono allarmata per i magistrati che, anziché perseguire reati, inseguono la notorietà».


Dall'altro?
«Ho sentito dalle telefonate che la signora Mastella usa il potere per favorire nomine. L'ha fatto altre volte».
Cioè?
«Da presidente della Regione ha dato incarichi allo studio legale in cui lavora suo figlio».
E lei?
«Non approvo».

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