Cari ciclisti, chi vi ha dato la patente?

Tra i molti interessanti progetti dell'assessorato alla mobilità e all'ambiente per ridurre l'inquinamento dell'aria, c'è anche quello di aumentare in tre anni il circuito delle piste ciclabili nell'area urbana da 70 a 120 km., creando, nei limiti consentiti dallo spazio (tanto per fare un esempio, non illudiamoci che si possano mai fare in via Torino o in via Broletto) la possibilità di circolare pedalando sulle due ruote su percorsi sicuri e senza troppe soluzioni di continuità. Saranno soddisfatte le organizzazioni con Ciclobby, che da anni si battono in questo senso. Ma, prima di plaudire incondizionatamente all'iniziativa, è il caso di fare due osservazioni: 1) I milanesi che usano, sempre o con una certa frequenza, la bicicletta per i loro trasferimenti sono - secondo lo stesso assessore Croci - solo il 5 per cento e, anche con le agevolazioni annunciate, non potranno aumentare di molto. A parte il fatto che molti percorsi per recarsi al lavoro sono troppo lunghi per la bici, la nostra è purtroppo una città di anziani, e difficilmente chi non ne ha l'abitudine a sessant'anni si metterà a inforcare una bicicletta, con tutti i rischi (cadute e investimenti) e gli inconvenienti (pioggia e freddo) che questo comporta, solo per contribuire a mantenere l'aria più pulita. 2) In cambio delle agevolazioni che stanno per ricevere, i ciclisti devono impegnarsi a essere più educati e rispettosi delle regole.

Oggi, è frequentissimo che, per abbreviare il percorso, procedano contro mano nelle strade a senso unico rischiando di essere travolti dalle auto, rallentino il traffico sulle corsie preferenziali o che salgano sui marciapiedi evitando il pavé ma mettendo in pericolo i pedoni che non sono preparati al loro sfrecciare.
Via libera, perciò, ai ciclisti in attività di servizio e agli aspiranti tali, ma solo se si impegnano a rispettare di più gli altri.

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