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«Cari ministri, basta con le lettere una e-mail costa 19 volte in meno»

L’ex manager: «Io ho poco da tagliare, solo qualche consulenza. Tremonti mi ha confermato i fondi. Dopo 5 anni mi sento ancora un pioniere»

«Cari ministri, basta con le lettere una e-mail costa 19 volte in meno»

Paolo Brusorio

da Milano

«Con 5 milioni di euro abbiamo installato una rete che consente la connessione on line tra i ministeri e i principali enti della pubblica amministrazione irachena. E formato a Roma 50 tecnici iracheni che se ne dovranno occupare». Si chiama GovNet, il nuovo sistema digitale di Bagdad e Lucio Stanca, ministro per l’Innovazione e la tecnologia, l’ha presentato ieri in compagnia del ministro iracheno della Scienza e della tecnologia, Basimah Yusuf Putros, donna e cattolica.
L’informatizzazione di Bagdad arriva quasi a fine legislatura e Stanca vede il traguardo del suo mandato. Già un successo visto dove sono ora gli altri tecnici.
Mai pensato di uscire di scena in anticipo come Ruggiero, Sirchia, Mazzella o Siniscalco?
«Mai. Berlusconi mi ha sempre detto di stare tranquillo. Con pochi soldi e altrettanti posti da assegnare il mio ministero non fa gola ai politici di professione».
La Finanziaria 2006 impone tagli ai ministeri. Alemanno dice di girare già per gli uffici con le forbici, lei dove interverrà?
«Avevo un fondo per i progetti strategici di 65 milioni di euro e Tremonti me l’ha confermato. Ho poco da tagliare. La mia struttura partiva da zero, rinuncerò a qualche consulenza. Ma ho qualche consiglio per i miei colleghi...».
Per risparmiare?
«Sì. Usare la posta elettronica, per esempio. Tra una e-mail e una lettera c’è un rapporto da uno a venti euro. E poi finirebbero quelle processioni nei corridoi di impiegati con montagne di faldoni».
Un governo di soli tecnici: ipotesi o utopia?
«Un premier che sceglie i ministri fuori dal Parlamento: prima o poi dovremo arrivarci. Altrimenti il sospetto che uno agisca per favorire il collegio elettorale esisterà sempre. Dovremmo fare come nei comuni, dove gli assessori non sono consiglieri».
Il suo ministero è nato con lei: le sopravviverà?
«Solo un folle potrebbe chiuderlo. Dovesse vincere, e non accadrà, non lo farà neanche il centrosinistra: hanno tanti difetti, ma non sono così autolesionisti. Hanno governato nel boom della new economy senza fare nulla, mentre noi abbiamo aperto l’autostrada digitale della Pubblica amministrazione: e ora ci scimmiottano nel loro progetto».
È pronto a sfidare Veronesi per diventare sindaco di Milano?
«Campo anche senza la politica, ma mi piacerebbe restarci, sono a disposizione. Ma la signora Moratti è il miglior candidato possibile e spero che presto possa sciogliere le riserve».
E se non le sciogliesse?
«No comment»
Una vita da manager all’Ibm, ora ministro tecnico. Che effetto le fanno le polemiche sulla riforma elettorale?
«Di lontananza dai bisogni del Paese. Qui vince chi dà l’impressione di essere unito e la Cdl rischia di comunicare proprio la sensazione contraria. Dal centrosinistra invece arriva un messaggio di compattezza, anche se tutti sanno che non potranno durare così assemblati».
Suggerimenti al premier?
«Deve fare delle scelte. Berlusconi non ha mai battuto i pugni sul tavolo: l’avesse fatto non saremmo arrivati a questo punto e non avrebbe finito anche per indebolire la sua posizione».
Come ne uscite?
«Abbiamo perso tanto tempo, ma ce la faremo. L’Udc deve rompere gli indugi, l’importante è fare chiarezza».
Primarie: a chi servono?
«A noi no. E spero che non si facciano. All’Unione per una legittimazione popolare di Prodi utile al Professore per non farsi mandare via subito».
Il migliore avversario per Berlusconi?
«Prodi. Con lui il premier vince facile».
E il peggiore?
«Veltroni o un ds di peso. La sinistra farebbe chiarezza se candidasse un esponente del suo partito più forte».
Ancora gli avversari: di chi si fida?
«Di Enrico Letta. Che cosa ci fa dall’altra parte? E di Giuliano Amato, che la sinistra tiene nella riserva pronto per tutte le occasioni».
All’inizio del suo mandato disse: «Mi sento un pioniere». E 5 anni dopo?
«Lo sono ancora. Ma i numeri ci danno ragione. L’alfabetizzazione informatica è raddoppiata, oltre il 60% delle famiglie, sopra la media Ue, ha in casa un computer. Con il bonus governativo di 175 euro sono stati 95mila i pc acquistati dai ragazzi sotto i 16 anni mentre sono 150mila che hanno aderito al nostro progetto informatico».
Ministro, in questi anni poteva fare di più?
«Berlusconi dice di aver attraversato il deserto? Bene, il deserto io invece l’ho trovato. Per questo se avessimo avuto più fondi, avremmo fatto meglio.

Ma abbiamo passato un periodo molto difficile, lamentarsi non serve».

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