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«Cari prof, ora basta La nostra scuola non è un parcheggio»

Roma«La scuola non può essere un parcheggio temporaneo». Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, giudica la “transumanza” dei dirigenti scolastici «un fenomeno inaccettabile» perché rende impossibile realizzare una programmazione adeguata negli istituti scolastici.
Se un preside arriva in una scuola, il giorno dopo chiede il trasferimento e un anno dopo se ne va non ha la possibilità né di realizzare progetti a lungo termine né di dare all’istituto un’organizzazione efficiente. Lo stesso principio vale per i professori. La Gelmini ribadisce il suo «basta» al viavai dei professori che inficia la continuità didattica. «La scuola non può essere un parcheggio temporaneo dove si aspetta di andare da qualche altra parte - asserisce il ministro -. I dirigenti dovrebbero restare un periodo di tempo sufficiente a gestire una programmazione organica». Dunque, secondo la Gelmini, è necessario «legare la presenza sia dei dirigenti sia dei professori a un numero maggiore di anni, non meno di due o ancor meglio tre».
Quello della continuità didattica, e adesso anche quello della progettualità a lungo termine, per i dirigenti resta un punto fermo nel progetto di riqualificazione dell’istruzione scolastica del ministro. L’ipotesi di creare un vincolo che leghi i dirigenti alla scuola per un periodo anche più lungo di tre anni è stata avanzata più volte nel corso degli anni, anche perché il fenomeno della transumanza verso casa, ovvero verso sud, è radicato da tempo.
Altra ipotesi avanzata poche settimane fa dal ministro, sempre nell’ottica di garantire la continuità didattica, era quella di «favorire un legame più stretto fra docenti e territorio nel quale operano» arrivando a valutare l’inserimento della residenza tra i criteri di scelta. Nulla a che vedere con la polemica Nord versus Sud innescata dalla Lega nella quale il ministro non intende assolutamente entrare. Polemiche scatenate soprattutto dopo il via libera di una mozione da parte della giunta di Vicenza che aveva lo scopo di bloccare l’arrivo di presidi dal Sud. Oltretutto la mozione fu presentata e votata sia dagli esponenti del Pdl sia da quelli del Pd. Alle accuse di razzismo partite soprattutto da sinistra i politici veneti replicarono spiegando che, mentre le regioni del Nord solitamente rispettano il tetto massimo consentito dal ministero per il numero di idonei alle cariche di dirigente scolastico, altre regioni, soprattutto del Sud, hanno un numero di abilitati maggiore rispetto al consentito. Dunque, una volta riempite tutte le caselle nel territorio finiscono per “invadere” quelle che poi restano scoperte al Nord.
Ma, al dà del campanilismo vero o presunto, è un fatto che la Lombardia si trovi a dover importare presidi dal Sud e che poi questi chiedano il trasferimento non appena giunti a destinazione. Anche dal prossimo settembre saranno un centinaio i dirigenti scolastici in arrivo in Lombardia dopo aver vinto concorsi in altre regioni, tutte del meridione. Ed è molto probabile che pure loro arrivino con la domanda di trasferimento pronta.

E se è pienamente legittimo chiedere il trasferimento a casa propria è anche vero che non giova ad un istituto scolastico avere dirigenti con la data di scadenza.

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