La carica dei presenzialisti (per necessità)

In fondo è la nuova regola del pop: non andare mai in vacanza. Pubblicare dischi a ripetizione. Fare concerti senza sosta. Apparire, apparire, apparire. D’altronde se persino Lady Gaga, ossia la reginetta del pop più gettonata del momento insieme con Shakira, non si ferma da quasi tre anni, qualcosa vorrà pur dire: guai a chi tira il freno. E lei nel 2011 pubblicherà il secondo disco di inediti senza essersi mai fermata un momento nonostante un successo e un conto in banca che a questo punto sono a prova di svalutazione.
«Di certo noi lavoriamo più di quanto facessero i cantanti delle altre generazioni, e possiamo godere di meno soste», ha spiegato Malika Ayane qualche settimana fa pubblicando una nuova versione arricchita del suo bel disco Grovigli e tornando di nuovo in tournèe. «Ovvio, sono grandi soddisfazioni e nessuno si lamenta. Certo, però, i ritmi sono difficili da affrontare e da reggere». Lei ce l’ha fatta benissimo (e il concerto del 9 all’Auditorium di Roma ha convinto tutti), diventando uno dei personaggi dell’anno pop. Ma conferma la regola della nuova generazione. Una volta, e mica tanto tempo fa, agli artisti era consentito di ritirarsi, di sparire dalle scene e ritrovare la concentrazione per comporre nuova musica. E l’assenza contribuiva a creare mistero, aumentava l’attesa, garantiva anche di costruire i miti. C’era una scansione temporale quasi inevitabile: prima il disco, poi il tour poi l’assenza e chissà quanto lunga. Ora non se ne parla neanche. Anche Valerio Scanu, che ha vinto l’ultimo Festival di Sanremo ed è pedinato da una incredibile quantità di fans, ha già pubblicato un altro album, Parto da qui (nel quale canta pure due brani in inglese), dimostrando di non essersi fermato al successo, anzi: e brani come Ci credo ancora, complesso e ben interpretato, lo dimostrano. E come lui, quasi tutti sono obbligati a non mollare mai, a infittire il rapporto con il pubblico, a usare twitter e facebook e youtube come messaggeri instancabili di corrispondenze e messaggi.

E’ la nuova faccia del successo e a dipingerla sono tanti motivi: la crisi della discografia, la bulimia dell’informazione specie via web, l’instancabile paura di sparire. O, infine chissà, la convinzione che il pubblico non abbia memoria, stordito com’è dal banchetto pantagruelico di notizie purchessia. Finché dura.

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