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La Carlucci molla il Pdl ma arrivano 4 deputati

Porte girevoli in Aula: la deputata si offre all'Udc, mentre si avvicinano transfughi dell'opposizione. Maroni scettico: "La maggioranza non c'è più, inutile accanirsi"

La Carlucci molla il Pdl ma arrivano 4 deputati

È una sorta di stato di aller­ta assoluto quello che si respira dentro il Pdl. La consegna, fatta ar­rivare a tutti i parlamentari, è quel­l­a di tenere alte le antenne e moni­torare i malumori dentro il grup­po alla Camera. Un lavoro che pro­ce­de senza sosta sotto l’attenta re­gia di Denis Verdini con l’obietti­vo di avere una fotografia aggior­nat­a in tempo reale dei movimen­ti di questa vigilia di passione. Se il voto di domani sul rendiconto ge­nerale dello St­ato non dovrebbe ri­servare sgradite sorprese, è altret­tanto evidente che un minuto do­po la guerra dei nervi entrerà nel vivo fino al verdetto del 15 sul de­cr­eto sviluppo o a quello della mo­zione di sfiducia a cui l’opposizio­ne sta lavorando.

Pallottoliere alla mano, il pre­mier e i suoi ambasciatori conti­nuano a sondare i delusi. Il mes­saggio è semplice: «Non illudete­vi, se l’esecutivo viene sfiduciato si andrà al voto». Una convinzio­ne resa ancora più chiara dalle pa­role di Alfano: «Governi tecnici o di responsabilità nazionale sono tutti sinonimi di ribaltoni». Dal­l’affondo di Mariastella Gelmini: «Un qualsiasi governo di larghe in­tese alt­ro non sarebbe che il gover­no del ribaltone.

Se va a casa Berl­u­sconi noi andremo a casa con lui e la parola tornerà agli italiani». E dalla chiosa finale e tutt’altro che ottimista di Roberto Maroni: «In occasione del voto di fiducia se ci sarà maggioranza bene, altrimen­ti meglio andare a elezioni. In ogni caso le notizie di poco fa mi fanno pensare che la maggioran­za non c’è più e sia inutile accanir­si. Ad Alfano consiglio un’iniziati­va per evitare di arrivare in Parlamento e fare la fine di Prodi».

Il computo numerico, al mo­mento, è tutt’altro che chiaro. Ieri è arrivata la notizia di una nuova, inattesa defezione: quella di Ga­briella Carlucci. «Aderisco al­l’Udc, partito che fa parte del Ppe perché spero che i moderati possa­no trovare nuove strade e auspico un governo di larghe intese». Un passaggio che pare essere avvenu­to senza il «corteggiamento» degli emissari di Via dei Due Macelli ma per sua stessa iniziativa. Il Pdl, a questo punto, vede quota 314 grazie a Luca D’Alessandro - che ha sostituito lo scomparso Pietro Franzoso- e ai 6 firmatari della let­tera promossa da Roberto Anto­nione. Il voto dei dissidenti del­l’Hassler, però, non è scontato. Al momento Giustina Destro, Fabio Gava e lo stesso Antonione potreb­bero astenersi mentre Giorgio Stracquadanio e Isabella Bertoli­ni- con la quale ha avuto un primo colloquio Angelino Alfano - vote­ranno a favore del rendiconto.

Oggi, intanto, tornerà a riunirsi lo stato maggiore del Pdl mentre Franco Frattini sarà a Milano con Andrea Ronchi e Adolfo Urso-da­to tra i dubbiosi dell’ultima ora, in­sieme ad Antonio Buonfiglio- per continuare il percorso verso la co­stituente del Ppe italiano. Un’oc­casione per rinsaldare il rapporto con la componente «FareItalia». C’è poi da tenere in conto il pres­sing su Franco Stradella, Enrico Pianetta e Gerardo Soglia, e le grandi manovre al centro dove po­trebbe vedere la luce un nuovo gruppo, quello dei «Popolari libe­rali e riformisti », che pare vicino al traguardo dei 20 parlamentari. Al contrario l’offensiva portata dal­l’Udc su Antonio Milo non sem­bra essere andata a buon fine. E Ar­turo Iannaccone ribalta addirittu­ra la prospettiva. «Il centrodestra si appresta a conquistare i consen­si di deputati dell’opposizione che avvertono la responsabilità di sostenere l’esecutivo». Il riferi­mento sarebbe a una controffensi­va in corso con il possibile arrivo a sostegno del governo di tre depu­tati dell’Udc e uno del Pd. Claudio Scajola, infine, parlando a SkyTg24 , attacca il ministro del­l’Economia. «Non è stato edifican­te vedere, con Berlusconi in diffi­coltà, un forte distinguo da parte di Tremonti.

Ai distinguo in demo­cra­zia corrisponde l’obbligo di an­darsene ».

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