Dopo la carneficina, gli sciacalli. Insulti ai sei paracadutisti morti

All’ingresso di un collettivo studentesco genovese un numero rosso "-6". A Livorno una scritta: "Questa città non piange". E un sacerdote di Lecco è d’accordo

Dopo la carneficina, gli sciacalli. Insulti ai sei paracadutisti morti

L’ultimo insulto agli eroi di Kabul è un numero rosso. «-6». La vergogna anti italiana si allarga a macchia d’odio, dal web ai muri di Genova e Livorno passando dal pulpito di un sacerdote un po’ «sinistro». «-6» è il marchio d’infamia del collettivo studentesco genovese Humpty Dumpty. È sulla porta, a pochi passi dall’inizio di via Prè. A Livorno, dove la Folgore è di casa, i collettivi di estrema sinistra «Br», «W Stalin» e «Acab» (All cops are bastards, tutti i poliziotti eccetera) hanno meno fantasia ma lo stesso livore: «Questa città non piange i sei parà». La scritta ora è stata cancellata, ma l’infamia resta.

Don Giorgio de Capitani da Lecco forse non lo sa, ma la pensa come loro. E sul suo blog scrive «Perché la morte di sei mercenari vale più di migliaia di disoccupati in un Paese rincogl....to?», prima di definire il ministro della Difesa «Ignazio del ca..o» La Russa. «Che paese è mai questo?», si chiede Don Giorgio. Già.

Vanno di moda le domande? E allora bisognerebbe chiedersi: che Paese è questo se consente impunemente ai siti di ultrasinistra, antagonisti, disobbedienti di inneggiare all’«eroica resistenza afghana» mentre il farneticante gruppo «Esultiamo per la morte dei soldati italiani in Afghanistan: forza talebani» su Facebook è stato cancellato quasi subito? Perché l’autore del blog http://precariopoli.leftlab.com, che ieri aveva esultato con «A Kabul è uscito il 6», continua coi suoi macabri proclami di morte? Perché nessun magistrato apre un’inchiesta per «istigazione a delinquere e oltraggio alla pietà dei defunti» davanti a quella foto del mullah Omar, e quella frase «Bando d’arruolamento per l’anno 2009 di 6 volontari in ferma presso il poligono di Kabul»? Perché, come chiede la parlamentare Pdl Laura Allegrini, quel sito non è stato ancora oscurato dopo la denuncia del Giornale per quel «Bingo, è uscito il 6 sulla ruota di Kabul», e quell’infame sondaggio sulle «nuove divise azzurre (i teli che coprono i soldati, ndr) comode per il viaggio di ritorno»?

Certo, se l’autore si giustifica e si nasconde dietro due link di Repubblica.it, se si abbevera alle fonti dell’odio, sei disarmato: «Quei soldati sono mercenari che uccidono una bambina di 13 anni», leggete qui. Una sentenza già emessa anche dai blog del gruppo Indymedia: «Eroi? E la bambina uccisa dagli italiani? Se uno come lavoro fa il killer o il mercenario è un assassino». La macabra danza di morte attorno ai cadaveri dei nostri soldati prosegue: «Colpita la folgore a Kabul... champagne!», «manica di mer.. fasciste, manco una lacrima per loro, si fottano tutti», «il punto non è “facciamoli tornare” ma “speriamo che ne tornino il meno possibile”...», «meno male che ce ne stanno 6 di meno al mondo». Ce n’è per tutti, anche per il ministro della Difesa: «Che cada nelle mani dei talebani e riappaia dopo un decina di giorni con indumenti del luogo e due talebani alle sue spalle, sai che ridere».

Il virus contagia anche il sito del collaboratore dell’Unità Daniele Sensi, dove qualche facinoroso («Sei delinquenti in meno sulla faccia della terra, sempre troppo pochi») sperava di raccogliere un applauso ma è stato «censurato», anche se c’è ancora traccia del suo epitaffio nel cimitero virtuale della rete. Avrebbe fatto meglio a farsi un giro tra il popolo di Beppe Grillo, letteralmente scatenato: «È facile fare i Rambo, se poi ci rimanete dispiace ma sono c..zi vostri»; «la resistenza afghana continua a infliggere colpi sempre più pesanti agli invasori e ai loro ignobili tirapiedi»; «6 fascisti di meno fanatici delle armi e della guerra»; «Una preghiera anche per il kamikaze che sempre figlio di un dio è. Molto probabilmente se non fossimo andati a rompergli i co.....i a casa sua non si sarebbe mai fatto esplodere».

Loro calpestano i morti e ridono, il comico se la prende con i giornalisti: «Con una libera stampa non saremmo in Afghanistan. Meglio un rispettoso silenzio. Ogni tanto si vergognano anche i giornalisti». Lui e i suoi sodali invece non si vergognano mai.
felice.manti@ilgiornale.it

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