CARO ALFREDO, ARRIVEDERCI

CARO ALFREDO, ARRIVEDERCI

Personalmente, credo che le liste del Popolo delle libertà in Liguria siano ottime e abbondanti. Poi, magari avrei messo in posizione differente questo o quel nome, ma questa orrenda legge elettorale obbliga a scelte anche difficili ed è chiaro che degli errori ci stanno. Però il mix elaborato da Silvio Berlusconi e Claudio Scajola - che si dimostra sempre più il vero leader ligure del suo partito - in qualche modo riesce a mettere insieme il meglio possibile: la rappresentanza territoriale, con veri e propri acchiappapreferenze in tutte e quattro le province, dallo stesso Scajola a Raffaella Della Bianca a Genova, da Franco Orsi a Savona a Gino Morgillo alla Spezia; la presenza di Sandro Biasotti, che ha dato una lezione di stile, con un atteggiamento di servizio totale alla coalizione e una misura, una correttezza e un accordo perfetto con Claudio Scajola, esempio per tutti; quella di Enrico Musso, favorito dal generosissimo passo indietro di Renata Oliveri, e a cui ora si chiede di tornare quello, entusiasmante, del primo discorso ai Magazzini del Cotone; quella dei coordinatori Michele Scandroglio e Roberto Cassinelli che hanno lavorato moltissimo; quella delle verie anime di An; quella di persone colte.
Certo, manca Alfredo Biondi (oltre a Enrico Nan, a cui va reso comunque l’onore delle armi). Ed è un’assenza che pesa. Non perchè la sua rielezione fosse indispensabile - dopo nove legislature e alla sua età è lo stesso Alfredo il primo a rendersi conto che si può fare un passo indietro -, ma per la sua storia e per quello che rappresenta. Biondi, certo, non ha perso il gusto di qualche battuta salace. Non sarebbe lui. Ma c’è una sua dichiarazione che andrebbe stampata su tutti i manifesti: «Una cosa è certa: non andrò certo in giro a urlare contro il mio partito, o a minacciare di passare da un’altra parte.

Voglio pensare che la mia esclusione sia stata politica, e le scelte politiche si possono combattere, ma si rispettano».
Ecco, uno così lo vedrei bene alla Corte Costituzionale, anche per come ha saputo fare il Guardasigilli. Non è un addio, è un arrivederci.

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