Politica

«Caro Casini, i patti sono chiari: Berlusconi è il nostro presente»

Cicchitto: per le elezioni 2006 è l’unico leader possibile

Francesco Kamel

da Roma

Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia, dice no al «provincellum» (la proposta di legge elettorale che piace all’Udc) e sottolinea che «l’unico leader possibile per le prossime elezioni è Silvio Berlusconi».
Onorevole Cicchitto, l’intervento di Pier Ferdinando Casini ha agitato il centrodestra. Troppe fibrillazioni non faranno male?
«Ha ragione Francesco Storace: se uno dei più autorevoli esponenti della Casa delle libertà continua a dire che la sconfitta è sicura, che Berlusconi è cotto e che occorre una generica discontinuità, non si capisce perché il popolo di centrodestra dovrebbe mobilitarsi».
Per Palazzo Chigi è ormai una partita chiusa?
«A Casini non può sfuggire quello che hanno detto la Lega e il Pri, e che ha riaffermato An con Gianfranco Fini e cioè che l’unico leader possibile per le prossime elezioni è Berlusconi. Inoltre credo che abbia anche un suo peso il documento approvato dal Consiglio nazionale di Forza Italia all’unanimità».
E la richiesta di «discontinuità» avanzata dall’Udc?
«La problematica di una discontinuità non ben definita appare asfittica, priva di un progetto politico e sostanzialmente concentrata solo sul tormentone del nome del leader. Intendiamoci, se l’esigenza è quella di introdurre elementi di novità sui contenuti - imprese, Mezzogiorno, bassi redditi - nell’ultima fase del governo siamo disponibili alla discussione più franca e approfondita. Noi di Forza Italia non siamo ciechi di fronte alle difficoltà e a qualche errore che è stato commesso e che va corretto. Siamo aperti a fare un’analisi rigorosa sul rapporto da stabilire fra l’azione del governo e i ceti sociali da coinvolgere, sull’esigenza di un’analisi critica rispetto ad alcune sortite della Lega e sulla necessità di rassicurare l’elettorato moderato e riformista. Quello che non può esser fatto è dire che la sconfitta è sicura e che Berlusconi va messo in soffitta. Questo comportamento è tanto più sbagliato perché la partita è tutta da giocare e certe sortite di Marco Follini e Bruno Tabacci sembrano degli assist forniti agli avversari».
Il trend elettorale dice il contario.
«Un conto sono le elezioni amministrative e regionali, un altro quelle politiche. Metteremo gli elettori di fronte al problema se con un rilevante astensionismo, come quello verificatosi alle elezioni regionali, intendono dar via libera alla patrimoniale di Fausto Bertinotti e alla politica estera antiamericana di Armando Cossutta. D’altra parte c’è da rivendicare tutto quello che ha fatto il governo: 47 riforme, fra cui alcune assai incisive come quella sul mercato del lavoro, quella sulle pensioni, la Bossi-Fini e la riforma costituzionale in senso federale».
In campagna elettorale punterete sull’orgoglio delle cose fatte?
«Questo governo ha lavorato in presenza di una recessione economica internazionale e del più grave attacco terroristico scatenato da molto tempo a questa parte. Ebbene sul fronte del terrorismo interno e internazionale il governo ha tenuto alta la guardia e ha segnato punti significativi. Ma su due snodi assai importanti il governo ha tenuto botta: quello riguardante il mondo imprenditoriale e quello riguardante il mondo cattolico. Sono due mondi che rappresentano la quintessenza dell’area moderata del Paese».
Farete la riforma elettorale proporzionale?
«Non abbiamo pregiudiziali ma a condizione che non elimini il bipolarismo e che non sia fondata su quel meccanismo detto “provincellum”, che smantellerebbe le concentrazioni di voto e di consenso più significative del centrodestra e di Forza Italia, soprattutto in Lombardia, Veneto, Puglia e Sicilia. Inoltre, c’è un problema politico e istituzionale: è necessario che sulla legge elettorale siano d’accordo tutta la maggioranza e almeno una parte dell’opposizione, anche perché si voterà a scrutinio segreto e non vorremmo che il tema della riforma elettorale diventi l’unico motivo della campagna elettorale con una giusta reazione di rigetto da parte degli elettori».
Un altolà all’Udc su tutta la linea.
«Ho il massimo rispetto per l’Udc, per la sua tradizione politica e per i suoi uomini. Inoltre ho la massima considerazione per Casini, ma aprire un tormentone sulla leadership è una forma di autolesionismo.

Silvio Berlusconi non rappresenta solo il passato del centrodestra, ma anche il presente e francamente guardandomi intorno non vedo candidati in grado di avere consensi maggiori di quelli che può ottenere lui».

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