Roma - Rischia di estendersi anche all’Italia il blocco dei camionisti: vera e propria epidemia che ha già contagiato gli autoarticolati bulgari come quelli francesi; spagnoli come quelli portoghesi, come quelli inglesi. Alla base della protesta il rincaro del prezzo del gasolio che - stimano gli artigiani di Mestre - in un anno ha fatto lievitare i costi di un’azienda del settore in Italia del 33-40%.
Se le associazioni dell’autotrasporto non riceveranno risposte immediate da parte del governo, sono pronte a far scattare il blocco del trasporto merci su strada. Fissata anche la data del fermo: tra il 30 giugno e il 4 luglio. Appuntamento sufficientemente distante nel tempo, proprio per dare modo a un’intesa fra governo e categorie. E non potrebbe essere altrimenti: il presidente della Fai (Federazione autotrasportatori italiani) è Paolo Uggè, ex parlamentare di Forza Italia e candidato del Pdl alle ultime elezioni.
Per evitare il blocco dei Tir sul modello di quello che sta paralizzando Spagna e Francia, Ugo Martinat - sottosegretario alle Infrastrutture - ha annunciato che sta «predisponendo un piano da proporre a Tremonti che preveda un blocco delle accise su tutto il 2008. Piano importante soprattutto per il controllo dell’inflazione». Nella sostanza, il progetto di Martinat prevede un plafond di gettito garantito dalle accise legato all’andamento del prezzo del petrolio. Se questo sale oltre un determinato livello, scatta il blocco delle imposte di fabbricazione sui carburanti. Lo schema di Martinat non è troppo distante da quello proposto da Nicolas Sarkozy in Europa e che è stato bocciato dal commissario europeo, Joaquin Almunia. E da ieri sera, Almunia è a Roma. Formalmente per partecipare oggi a un incontro a porte chiuse, anche se ieri sera ha visto il capo dello Stato ed oggi sarà a pranzo con il ministro dell’Economia.
È assai probabile che con Almunia Tremonti affronterà anche formule per allentare la presa fiscale sui combustibili: viste le forti manifestazioni che stanno paralizzando mezz’Europa e che i pescatori hanno portato nelle piazze di Bruxelles. Al momento, sull’argomento il commissario europeo sembra poco orientato a modificare le conclusioni europee adottate nel vertice Ecofin di Manchester del 2005. Vale a dire, non autorizzare nessun intervento fiscale sul prezzo dei combustibili. E per un motivo molto semplice. Sui carburanti vengono oggi applicate due imposte: l’accisa viene calcolata sul prezzo industriale; e sul risultato finale si applica l’Iva.
Sul gettito nazionale dell’Iva di ogni Stato membro viene calcolato poi il contributo che lo Stato versa nelle casse di Bruxelles. Ne consegue che ogni intervento sulla fiscalità applicata ai carburanti finirebbe per ridurre il contributo europeo di ogni singolo Stato.
Nel 2005, però, quando l’Ecofin decise di non autorizzare ogni alleggerimento fiscale nazionale sui combustibili il prezzo del petrolio era circa la metà di quello attuale.
È quindi auspicabile - ha detto Sarkozy una decina di giorni fa - che quelle posizioni possano essere riviste, alla luce delle attuali quotazioni.In caso contrario e senza interventi, per gli italiani si prospetta un’estate difficile per gli approvvigionamenti, visto l’annunciato sciopero dei camionisti.
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