(...) E lo dico con tutta la lontananza ideale e in qualche caso anche una stima più vicina allo zero che al poco nei confronti dei seguaci di Cofferati e di Marino. E, sic, ormai anche di Bersani e della sua triste parabola da riformista a leaderino al seguito di Di Pietro. Eppure, ribadisco, lidea di un gruppo di giovani come Basso, Rasetto, Mazzucca e Villa al comando, mi piace molto. E li vorrei anche nel Pdl, dove verso i cinquanta si viene classificati come «giovani». Poi, certo, Basso - che comunque vorrei nella mia squadra - a volte è più ideologico dei vecchi, più erede di alcuni meccanismi della vecchia sinistra Dc e del vecchio Pci, di Burlando, che pure in quel vecchio partito ci ha militato a lungo. E Lorenzo non riesce ad affrancarsi da questi meccanismi mentali. Meno, ad esempio, di quanto accada al suo maestro e leader nazionale Enrico Letta.
In questo quadro, e con questi limiti, confrontarsi con Lorenzo Basso è un vero piacere. Proprio perchè ha uno stile e un aplomb difficile da riscontrare nei dibattiti politici e sconosciuto anche a destra e a tanti suoi compagni di partito, che ripetono come un mantra le loro verità convinti (convinti?) che siano le verità. Ma, per lappunto, quando gli scappa la frizione dialettica, non cè niente da fare. È capitato qualche sera fa a Telenord, dove Basso era ospite di Paolo Lingua per una puntata di Tiro incrociato. E, a un certo punto, in mezzo a tante cose sagge, in un crescendo di retorica, si è lasciato andare a una roba tipo «linsegnamento di Berlinguer», con tanto di citazione della questione morale.
Il direttore di Telenord, che non risparmia niente a nessuno e a volte è più protagonista dei suoi intervistati, non si è lasciato sfuggire loccasione e gli ha giustamente fatto osservare come Berlinguer non ne abbia azzeccata una. E va bene il rispetto umano per un leader che certamente non si è arricchito con la politica. E va bene il giusto richiamo, un po generico, ma valido a qualsiasi latitudine e in qualsiasi situazione, allonestà e al rispetto della morale. Ma ci rendiamo conto che stiamo parlando di un leader che era sempre schierato dalla parte sbagliata? Che, comunque, tifava per la Russia di Breznev? Che comiziava a Mirafiori incitando i lavoratori a uno sciopero che fu linizio della fine della classe operaia? Che si schierò contro gli Euromissili, spiegando che sarebbero stati la fine della pace, e che invece sancirono la fine della guerra? Che fece una battaglia fortissima sul referendum per la scala mobile, risultando sconfitto, di nuovo, due volte: dalla storia e dalle urne? Che, con il suo Pci, votò in commissione la stragrande maggioranza delle leggi di spesa che portarono i conti pubblici allo sfascio e che solo una vulgata troppo comoda identifica come responsabilità esclusiva del pentapartito?
Lelenco potrebbe continuare a lungo. Ma, anche senza andare a cercare nei meandri della memoria, viene fuori che Berlinguer, l«onesto Berlinguer», le sbagliò quasi tutte. E Craxi, il vituperato Craxi, il latitante Craxi, ne azzeccò parecchie. E dico questo non giustificando in alcun modo i politici che rubarono per sè e non per finanziare i loro partiti, anche per contrapporsi a un partito che era finanziato da una potenza nemica dellItalia, che sosteneva regimi antidemocratici.
Poi, per carità, so benissimo che il Partito comunista italiano fu anche altro da questo. E ne rispetto parte della storia. Soprattutto vedendo una certa sinistra di oggi, quella delle piazze, delle sciarpe viola e dei siti internet, ne ho una grande nostalgia. Perchè, almeno, era una cosa seria. A volte tragica, ma seria.
O abbiamo sentito male Paolo Lingua ed io. O hai sbagliato tu. E la Lingua batte dove il dente duole.
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