Il caro-petrolio rallenta la siderurgia

da Milano

L’Italia si conferma, anche nel 2007, il secondo produttore di acciaio in Europa, dopo la Germania, con una produzione pari a 31,7 milioni di tonnellate, in linea con quella realizzata nel 2006. Un dato che conferma però un rallentamento nella crescita (dopo un aumento del 18% negli ultimi quattro anni). Se la siderurgia italiana ha svolto una azione di traino dell’economia del Paese, con un fatturato superiore a 50 miliardi, e con l’occupazione diretta ed indotta di 100mila addetti, la Federacciai lancia comunque segnali di allarme, dovuti in particolare alla questione energetica che rischia di compromettere la competitività del settore. Il costo dell’energia rappresenta infatti il 40% del costo di trasformazione nel settore siderurgico. Da qui la mancata crescita del settore in Italia (più 0,3%) rispetto ad un incremento dell’1,4% dell’Europa, mentre a livello mondiale la crescita è stata del 7,2% nel 2007. Tra gli elementi di criticità del settore resta anche la questione legata al recepimento delle indicazioni poste dalla politica europea anti effetto serra.

Per uscire da questa situazione, il presidente di Federacciai, Giuseppe Pasini, ha detto che la sua organizzazione chiederà al prossimo esecutivo interventi urgenti, quali la realizzazione di almeno cinque terminali di rigassificazione, il potenziamento delle infrastrutture di trasporto dell’energia elettrica dall’estero, e la realizzazione di nuove centrali a ciclo combinato.

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