«Caro preside, ora impari lei»

Gentile professor Canazza, scrivo in merito alla sua risposta all'articolo «Il preside canta e suona il '68 agli studenti» da me scritto in data 18 febbraio. Innanzitutto grazie per aver confermato (anche se le nostre verifiche erano state puntuali) di essere stato Lei ad aver proposto ai suoi studenti «una testimonianza di solidarietà nei confronti di quanti si battono per una cultura della pace, del rispetto dell'ambiente e di un impegno per fini culturali anziché militari», lo stesso giorno - esplicitamente non un caso - in cui a «Vicenza si sarebbe svolta un'importante manifestazione di protesta». Per il resto non sta a me giudicare le sue valutazioni nei confronti del mio articolo, e delle fotografie, didascalie, titoli da lei contestati. Quanto ha già replicato il caporedattore Massimiliano Lussana è decisamente condivisibile. Mi limito semplicemente a segnalare le imprecisioni della sua lettera che mi chiamano direttamente in causa.
1) è vero, nell'articolo ho omesso qualcosa di quello che ho visto, sentito e verifcato, ma non nel senso che intende Lei.
Ad esempio: sono state omesse le dichiarazioni di alcuni genitori di studenti minorenni che denunciavano di non essere stati informati dell'iniziativa né da Lei né dal consiglio d'istituto (che come correttamente ho scritto aveva approvato la sua proposta).
2) mi si accusa di non aver raccolto le corrette informazioni non ascoltando quanto Lei aveva da dire. Rispondo: è vero che sono entrato liberamente nell'istituto, ma mi sono fermato nell'atrio in attesa che Lei mi ricevesse (dopo aver informato immediatamente i suoi collaboratori che l'hanno tempestivamente avvisata). È altrettanto vero che Lei inizialmente si è rifiutato di rilasciarmi dichiarazioni. Le ricordo anche che successivamente è stato Lei ad avermi autorizzato a seguire il «dibattito». Le ricordo inoltre che al termine della sua «lezione» ci siamo intrattenuti per uno scambio di opinioni, e il suo punto di vista sul metodo e merito di questa iniziativa era già stato riportato fedelmente nell'articolo del 18 febbraio.
3) io non l'ho mai definita un pericoloso estremista né fiancheggiatore del radicalismo no global. Se poi alcuni La giudicano così, sarà una legittima opinione che alcuni si sono fatti.
4) Le ricordo che i mezzi di comunicazione di massa, per il diritto-dovere di cronaca e per rispetto del segreto professionale, possono e/o devono lasciare anonime le fonti.
Le iniziali degli studenti che hanno rilasciato le dichiarazioni poi «virgolettate» (alcuni di questi minorenni) ritengo fossero, se mai, una fin troppo ampia concessione alla trasparenza.
In merito alle dichiarazioni dei professori invece, Le ricordo che anche Lei aveva pubblicamente ammesso di aver riscontrato, da alcuni, una certa contrarietà per l'iniziativa. Ne deduco che prima di parlare di «fantasia dei cronisti» sarebbe cosa buona e giusta per Lei approfondire con i docenti del suo istituto come alcuni di loro giudicano il «dibattito» tenutosi al Lanfranconi sabato 17 febbraio.
5) Già che ci sono, e visto che Lei arriva a criticare persino il «taglio» della fotografia pubblicata sul Giornale - ma prendo atto con piacere che Lei non parla di fotomontaggio! -, La esorto a riflettere su quale visione equilibrata - scomodiamo la par condicio? - possano aver ricavato i suoi studenti sentendo la storia raccontata unicamente dalla Sua prospettiva (Lei, unico «relatore» prima di un aperto dibattito tra i partecipanti).
Ho sentito espressioni come «vecchie mobilitazioni studentesche e sanguinarie repressioni della polizia», che non mi pare siano proprio complimenti per le Forze dell'ordine.
Altro che «indegna manipolazione» o «becera operazione di estrapolazione, decontestualizzazione, e mistificazione dei riferimenti culturali» di cui parla Lei.
Le ricordo infine che non sono stati evidenziati nel modo più assoluto, né con filmati né con racconti o tanto meno canzoni, le violenze e gli eccessi (poco pacifici) di giovani manifestanti, ovunque nel mondo.
5) Mi spiace se lei considera faziosi persino i numeri. Se circa 380 studenti per ragioni politiche/ideologiche, di principio o per vincolanti necessità didattiche sono stati in classe per seguire le normali lezioni, mi sembra doveroso segnalarlo. Mai scritto comunque che Lei abbia obbligato qualcuno a partecipare.
6) Io non ce l'ho affatto con Gianni Morandi, Bob Dylan e John Lennon! Visto però che Lei ha dichiarato di «aver scelto alcune canzoni icone del pacifismo di quegli anni» per tentare di «ricordare quello spirito giovanile degli anni Sessanta che purtroppo ormai è andato perduto» immagino che sappia che il significato di «C'era un ragazzo che come me» è ben diverso da «Fatti mandare dalla mamma».... E Morandi, Lei sa, all'epoca era un'icona del Pci.
Concludo: nessuno, me compreso, ha mai messo in discussione la Sua capacità di educatore né tanto meno di dirigente scolastico, e per quanto mi riguarda sono assolutamente convinto della Sua buona fede per la proposta e l'organizzazione di questa iniziativa pacifista. La sua buona fede, io la rispetto anche se, mi permetta, la reputo forse l'aspetto più allarmante.

Questo inciso, e solo questo, non è cronaca, ma una mia personalissima opinione. Quello che ho scritto e scrivo abitualmente sul Giornale o altrove, invece, è cronaca vista, udita, e verificata, ancorché umanamente imperfetta. Sempre e ovunque. Compreso al Lanfranconi. Cordiali saluti.

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