«Caro presidente, gradirei... un ritocchino alla paghetta»

Più che un antesignano, un fuoriclasse. Wilfred James Mannion, uno dei più grandi calciatori inglesi di tutti i tempi, aveva firmato il primo contratto con il Middlesbrough nel ’36 e da quel giorno spese tutte le energie per ritoccare il suo ingaggio, proprio come un vero professionista moderno. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale per lui fu un’opportunità irripetibile. Quando nel ’40 venne arruolato in fanteria e spedito in Francia, erano ormai quattro anni che il Boro non gli alzava l’ingaggio mentre lui riceveva grandi richieste da Everton e Arsenal che gli promettevano anche un secondo impiego. Il capolavoro, o la leggenda, raccontano che Mannion, in combutta con un giornalista dell’epoca, fece uscire la notizia della sua morte al fronte nella speranza che il Boro stracciasse il suo contratto. In realtà era stato fatto prigioniero, poi spedito in Sud Africa, quindi prese parte allo sbarco di Anzio e successivamente ricoverato a Il Cairo per riprendersi dagli stress della guerra.
L’imprinting è questo, nulla ci può stupire, Zlatan Ibrahimovic è arrivato all’Inter con un ingaggio di 8 milioni, quando ha lasciato il club dopo tre stagioni ne prendeva 12. Mino Raiola sapeva come fare. Quando tre anni fa uscì la fotografia di Ibrahimovic al fianco di Moggi e Raiola sul divano di casa, Ancelotti disse che c’era un interista al di sopra di ogni sospetto che desiderava giocare nel Milan, e Moratti staccò l’ennesimo assegno. Sono tante le strade che aumentano il bottino, solo il fine è identico: «Presidente, gradirei un ritocchino». Fra i casi più intriganti quello di Claudio Marchisio. È in scadenza nel 2012 ma cerca un nuovo contratto e la soffiata sull’interessamento dell’Inter è reale. Il centrocampista è su Facebook dove non manca mai di ricordare come il rinnovo con la Juventus resti molto complicato. L’Inter lo ritiene uno degli emergenti e cerca di portarlo a scadenza di contratto, probabilmente siamo all’ennesimo tentativo di spuntare un buon contratto ma alla Juve non sono tranquilli se l’ingaggio di Alberto Aquilani vuol dire qualcosa.
Anche Vincenzo Iaquinta ci spera, la tattica è identica: «Mi cerca Spalletti». La punta sta facendo pressione per un rinnovo, se lo Zenith offre 10 milioni il calabrese va in Russia già quest’inverno. Giorgio Chiellini invece ha fatto sapere che il suo rinnovo è alle porte, prende 2 milioni e tira a raddoppiare. Per Ale Del Piero sembra proprio fine corsa anche se il capitano ha espresso il desiderio di giocare nel nuovo stadio, la Juve accetta solo davanti a una forte decurtazione dell’ingaggio. Per Ronaldinho c’è il ritorno in Brasile per conquistarsi una maglia per il mondiale, o Los Angeles per guadagnare un altro sacco di monete. Il Milan ha troppi giocatori in scadenza, Adriano Galliani deve fronteggiare un monte ingaggi di 130 milioni, il più alto della serie A, e vorrebbe dare un tetto massimo di 4 milioni, Ibrahimovic a parte. Situazione che crea tensioni, Clarence Seedorf, 34 anni, 4 milioni a stagione, cerca un rinnovo difficile, la società gli propone l’ingaggio di una stagione spalmato su due che lo porterebbe in rossonero fino a 36 anni. A Pirlo è stato ritoccato l’ingaggio di un milione quando giravano insistenti le voci di un interessamento del Chelsea, va in scadenza, da gennaio può prendere contatti con chi vuole, a giugno è libero a parametro zero. Alexander Pato guadagna 2,5 a stagione, non è in scadenza ma il City è pronto a ricoprirlo d’oro. La sua cessione potrebbe riequilibrare l’acquisto di Ibrahimovic e da Manchester potrebbe arrivare Emmanuel Adebayor, Galliani ha due strade, ritoccare l’ingaggio del papero o sacrificarlo.
Poi ci sono i procuratori, quello di Riccardo Montolivo dopo i Mondiali ha cambiato idea e chiede pazienza sul rinnovo, quello di Maicon, Antonio Caliendo, sta perdendo il suo cliente. C’è caos attorno al ritocco sensibile dell’ingaggio, fra i due pare non ci sia più grande feeling e Maicon ora tratta direttamente con Marco Branca.

A proposito, quando il Boro vide tornare James Mannion sano e salvo dalla guerra, lo tenne senza stipendio per tutto il resto della stagione. Lo salvò la sua classe, oggi davanti al Riverside Stadium di Middlesbrough troneggia una sua statua.

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