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Caro Sgarbi, il Fai sostiene il lavoro delle Sovrintendenze

Caro Vittorio Sgarbi, in relazione al tuo articolo apparso sul Giornale domenica scorsa, mi rivolgo a te come Sottosegretario, ma anche come amico ed estimatore da sempre del Fai

Caro Sgarbi, il Fai sostiene il lavoro delle Sovrintendenze

Caro Vittorio Sgarbi, in relazione al tuo articolo apparso sul Giornale domenica scorsa, mi rivolgo a te come Sottosegretario, ma anche come amico ed estimatore da sempre del Fai. Interviste come la mia di venerdì non possono dare spazio a tutto ciò che viene detto, e anche se il giornalista ha correttamente riportato le mie parole, due degli argomenti da me toccati non sono emersi: il ruolo strategico dei Piani Paesaggistici (solo 6 regioni su 20 li hanno completati!) e l'urgentissimo lavoro di identificazione delle cosiddette aree idonee a ospitare impianti per le energie rinnovabili.

Prima di spendere due parole su questi punti desidero sottolineare come le nostre posizioni partono da una medesima incrollabile certezza: il ruolo chiave che le Soprintendenze devono avere nella necessaria composizione del conflitto (chiamiamolo così per comodità, ma anche per realismo) fra transizione energetica e tutela del paesaggio. Contrastare il riscaldamento climatico è oggi per l'umanità la madre di tutte le battaglie; basti ricordare la ferocia dell'infuocata estate 2022 e i suoi spaventosi danni alle coltivazioni, ai fiumi, ai pascoli, ai boschi: al paesaggio. La transizione energetica per combattere la crisi ambientale è una priorità esattamente come la tutela del paesaggio italiano; ma non ne usciremo se ci sarà chi continua a contrapporre queste due necessità, come l'ex Ministro Cingolani quando disse: «trovo stucchevole dire che il paesaggio va in Costituzione. Bisogna capire qual è la priorità: è l'emergenza energetica... o il paesaggio?». Punto cardine della mia intervista è che la soluzione non può che stare nel ruolo davvero cruciale delle Soprintendenze: questa istituzione dello Stato - sempre sorretta e difesa dal Fai, dai Presidenti che mi hanno preceduto e da me in mille occasioni - non ha però oggi né l'organico, né i mezzi e talvolta nemmeno le competenze specifiche richieste per affrontare questa difficilissima sfida. Ma non basta (e anche questo l'ho detto nell'intervista): urge riformare il processo autorizzativo, perché le Soprintendenze vi entrino sin da subito e non, come ora, a posteriori, con il rischio di dover solo bocciare e non invece per costruttivamente partecipare. Nel fare gli auguri per il suo nuovo mandato al Ministro Sangiuliano lo scorso 25 ottobre gli scrissi proprio quanto sia forte il «bisogno di fiducia e di rinnovamento della formidabile macchina delle Soprintendenze».

L'impegno del Fai per l'ambiente si traduce nella concreta e quotidiana difesa dei paesaggi in cui si incarna il patrimonio culturale dell'Italia, ed è per questo che abbiamo deciso di contribuire a un documento comune, con Legambiente e Wwf, da diffondere a fine gennaio e che possa giovare al dibattito in corso. Non è un percorso semplice: si scontra con resistenze endemiche, burocratiche e culturali, con interessi privati spesso solo speculativi, e perfino con la criminalità organizzata, come da sempre tu dici. L'unico strumento possibile è la pianificazione: è forse ora che il Governo istituisca una cabina di regia interministeriale e un gruppo dedicato di esperti, ingegneri ambientali e paesaggisti, conoscitori e storici dei paesaggi, per disegnare di concerto con le regioni la mappa delle aree idonee; stabilite queste, sarà tutto più facile. Esse sono molte e immediatamente disponibili. Per il fotovoltaico, come dici anche tu, le grandi zone commerciali, le aree industriali dismesse, le porzioni di suolo compromesso sul piano eco-sistemico e della fertilità agricola (per non occupare neanche un ettaro in più di suolo fertile); proprio al rapporto tra agricoltura e paesaggio dedicheremo a fine febbraio il nostro convegno nazionale. Per l'eolico, come ho già detto, è necessario il repowering degli impianti esistenti in modo da diminuire - e non aumentare! - il numero delle pale eoliche nel paesaggio, privilegiando invece impianti off-shore, a una distanza stabilita dalla costa. Su questo e altro spero di continuare il dibattito, così acceso per passione e, mi auguro, utile al futuro del paesaggio italiano. Va da sé che qualora l'apertura alla transizione energetica divenisse un liberi tutti noi saremo sulle barricate.

* Presidente del Fai

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