Caro Direttore,
premetto che non voglio entrare in polemica con Vittorio Sgarbi, in relazione al suo articolo di mercoledì, titolato «Il Giornale sventa il ricatto: perché Mussolini laccusa?». Non voglio, per due motivi: primo, perché Sgarbi mi è simpatico (fino allaltro ieri, pensavo che anchio lo fossi a lui); secondo, perché Vittorio ha una compulsiva vocazione a insultare i suoi interlocutori e questo tipo di duello mi è estraneo. Non replico più di tanto neanche allinatteso suo insulto di ieri: a suo dire, infatti, io sarei uno scienziato delle risse televisive e il mio sarebbe un gioco «sporco» perché convocherei i presumibili protagonisti delle dispute e dei litigi televisivi, senza dir loro chi si trovino di fronte - ad esempio, a Buona domenica langioletto inconsapevole Sgarbi da contrapporre, a sorpresa, ad Alessandra Mussolini o ad Alessandro Cecchi Paone.
È una ingenua (?) bugia: tutti i miei invitati sono sempre stati messi al corrente di tutto. Nel caso Sgarbi/Mussolini, era previsto che i due, secondo copione, facessero pace da noi, dopo uno scontro in altra precedente trasmissione; oppure, se non avessero voluto far pace, addirittura si ignorassero e non si incontrassero affatto, entrando in studio uno dopo laltro. E nel caso di Cecchi Paone, si trattava di un programmato faccia a faccia! Lascio ai lettori pieno diritto di giudizio: da lustri Sgarbi è il re del furore televisivo, ha litigato con tutti, ha urlato come un ossesso, ha insultato chiunque, ha sostenuto memorabili battaglie contro tutto e contro tutti e il contrario di tutto e tutti, cambiando spettacolarmente umore... e ora viene, tomo tomo cacchio cacchio, a impartirci, proprio lui, una lezione sulla necessità di una tv quieta, e ad aggredirmi, indicandomi come quello che «scientificamente» organizzava la televisione urlata? Ma via.
Lurlatore, il provocatore è lui, anche se dannunzianamente definisce «sorgive liti» le sue imprevedibili mattane. Sorgivo anche ieri: infatti, prendendo spunto da una polemica seria (il caso Mussolini, il presunto video hard, il ricatto), ricama deliziose e perfide ipotesi, improbabili e anche un po morbose fantasie, sui possibili amori trasgressivi di Alessandra. Perché? Solo per provocare, divertirsi, esibirsi. A casa mia, in parole povere, si dice: intinge il biscotto in un gustoso piatto.
Siamo seri. Così come non sono le notizie e le discussioni il motivo di scandalo (in questo sono daccordo, ovviamente, con Sgarbi) sul caso Mussolini, ma al centro del caso dovrebbe essere laccertamento, come ha fatto Il Giornale, della verità - ecco, allo stesso modo, non sono gli autori o i conduttori delle cosiddette risse televisive i responsabili delleventuale scandalo; i protagonisti sono Sgarbi, indiscutibile maestro storico del genere, e i tanti pupi coatti e le tante smaniose pupe che girano per gli studi televisivi, a dire cose intelligenti e paradossali (Vittorio, spesso ma non sempre) e futili sciocchezze (quasi sempre, pupi e pupe).
Aggiungo, e sono io ora a provocare: perché indignarsi? Questo è neorealismo televisivo, paragonabile al neorealismo cinematografico. Sgarbi è, oggi in video, simile allo «sciuscià» del dopoguerra al cinema. È un documento vivente: forse non lo sa, ma sarà oggetto di studio, dagli storici, tra cinquantanni, almeno da parte di chi si chiederà «comeravamo».
I reality, i talk rissosi, le sorgive liti, i conflitti politici nei dibattiti, il continuo ring della televisione: questo si studierà, per capire qualcosa.
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