Caro Travaglio vada a vedere i veri tribunali

Sua eminenza rossa Marco Travaglio dispone di lingua biforcuta e di ironia sottile al pari della fisionomia facciale, nonché di un’innata capacità di infilare la sua lama giacobina nelle deboli carni della giustizia italiana. «Montanelli mi ha assunto due volte» ripete sempre alla minima contestazione per destare nell’interlocutore un complesso d’inferiorità. Non strilla mai, un po’ perché dotato di una buona dose di sangue freddo, un po’ per quella santoriana capacità di assurgere a tribuno delle Procure in assenza di contraddittorio. Argomenta in tema di giustizia con compiaciuta erudizione, fungendo da cassa di risonanza della magistratura inquirente alla quale mette a disposizione il suo giornale che meglio poteva chiamarsi La Voce delle procure. Settimanalmente evangelizza gli ascoltatori da Annozero, dal blog di Grillo e nell’ultimo prodigio via internet li ha illuminati sul c.d. processo breve. Il giochino però è sempre quello: da una parte attacca Berlusconi reo anche di respirare, dall’altra magnifica le gesta dei pm veri e propri principes legibus soluti. In cambio riceve dagli amici procuratori un gossip giudiziario con cui poter inondare carta stampata e web: Travaglio, infatti, non conosce gli atti e le comparse del processo, ma ogni scaramuccia interna ai fascicoli e al palazzo di giustizia. È un giornalista astuto che come un topolino raccoglie formaggio in ogni procura da scaraventare sempre contro il nemico per antonomasia Berlusconi. Al pari delle toghe inquirenti è zelante assertore dell’obbligatorietà dell’azione penale a senso unico: infatti strepita per Spatuzza e tace per Graviano. È stupefacente che non abbia ancora proposto la costituzione di una Superprocura anti Silvio: lui ovviamente ne curerebbe l’ufficio stampa e i suoi libri ne godrebbero del patrocinio.
Insomma se la sinistra politica è alla frutta, quella giudiziaria non demorde e il tribuno Travaglio attacca in nome e per conto delle procure a testa bassa sul processo breve: «È una porcata e non si permetta Belpietro di dire che i giudici lavorano mezza giornata. I tribunali chiudono di pomeriggio perché mancano i cancellieri e i giudici fuori dal tribunale compiono sopralluoghi, interrogatori... anzi addirittura i magistrati si portano il lavoro a casa». Una sorta di beatificazione delle toghe in odore di santità contrapposte al diavolo Berlusconi colpevole di voler legiferare per abbreviare i processi e possibilmente includerci il proprio. A Travaglio, infatti, non interessa che il Cavaliere venga assolto o condannato velocemente, ma lo vuole sotto processo perenne altrimenti dovrebbe cambiare mestiere. Il Superprocuratore di Raitre e del web è una persona accorta e fortunata perché frequenta solo uffici giudiziari stakanovisti: quelli dei suoi amichetti rossi impegnati a destituire Berlusconi a colpi di machete processuali. L’altra faccia della medaglia giudiziaria, quella che assolve l’onorevole Mannino dopo 17 anni di processo oppure quella che stamane mi ha rinviato l’udienza in corte d’Appello a Venezia ad aprile 2016, non è conosciuta dal nostro mentitore pubblico. Quella è la squallida giustizia di tutti che non interessa alle alte sfere delle procure politicizzate sue compagne.

Allora caro Travaglio, mi faccia una cortesia perché io mi vergogno e la segretaria pure: chiami la mia cliente per comunicarle che la prossima udienza è tra cinque anni e le spieghi con che abnegazione i magistrati si sacrificano per noi. Poi pubblichi la risposta su La Voce delle procure perché sono curioso.

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