«Aumenti ingiustificati e sistematici» nel mese di dicembre e a ridosso delle festività natalizie, prezzi «che decollano in maniera abnorme», «irregolarità evidenti». Una situazione che ha prodotto «un netto depauperamento di milioni di famiglie italiane, ormai difficilmente in grado di soddisfare i propri bisogni», e frutto dello «sconsiderato comportamento da parte dei produttori e dei commercianti». La corsa dei prezzi arriva in Procura. Il Codacons, il coordinamento delle associazioni per la tutela dei consumatori, ha presentato un esposto ai magistrati milanesi e a quelli di altre 103 procure italiane, ai quali si chiede di «verificare lidentità dei soggetti dediti alla speculazione».
Nella denuncia, preparata dai legali dellassociazione - gli avvocati Giuseppe Ursini e Alberto Adamo -, il Codacons invita i pm a «procedere al controllo dei prezzi al dettaglio», a «monitorare gli esercizi commerciali», a «verificare ed eventualmente sequestrare le fatture emesse dai grossisti prima e dopo il periodo di Natale e Capodanno» anche «tramite la polizia annonaria», in modo da fare luce sullattività «impropria degli operatori del commercio, i quali ledono linteresse pubblico alla normale formazione dei prezzi di mercato, con particolare incidenza nel settore agroalimentare» e «con grave pregiudizio della tutela dei consumatori».
Lesposto sul caro-vita riporta alcune stime effettuate nello scorso mese di dicembre dalla Confederazione italiana agricoltori. E se per i prodotti ortofrutticoli gli aumenti allorigine hanno raggiunto il 3 per cento, i rincari al consumo hanno invece sfondato quota 10 per cento. Su tutti, pane (+12%) e pasta (+11,5%). Stesso discorso per il latte (+4.2%), formaggi (6,5%) e yogurt (3,5%). Le «evidenti speculazioni», secondo il Codacons, emergono anche dalla ripartizione del prezzo finale della merce: solo il 23% va allagricoltore, mentre il restante 77% agli altri operatori della filiera. «Tale sconsiderato comportamento dei produttori e dei commercianti - si legge nella denuncia - si è concretizzato soprattutto nel settore alimentare, guardacaso in corrispondenza del periodo natalizio, in cui il normale fabbisogno delle famiglie italiane aumenta in ragione delle festività». Inoltre, «emerge che complessivamente la spesa alimentare è rimasta invariata, ma le quantità portate a casa dalle famiglie per effetto dellaumento dei prezzi si sono ridotte registrando un calo nei consumi di prima necessità». In altre parole, con lo stesso «budget» dello scorso anno, ogni famiglia si è trovata una tavola più povera. Gli aumenti, inoltre, non sarebbero giustificati nemmeno dallo sciopero dei tir che ha bloccato il Paese tra il 9 e il 14 dicembre. «Lincidenza delle agitazioni degli autotrasportatori si un chilo di arance o di mele - proseguono i legali del Codacons - non supera il mezzo centesimo di euro».
Un quadro che, secondo gli avvocati Ursini e Adamo, configura due ipotesi di reato: rialzo fraudolento dei prezzi sul pubblico mercato e manovre speculative sulle merci (articoli 501 e 501 bis del codice penale). Starà alla Procura, adesso, verificare la fondatezza di queste accuse. E, nel caso, individuare i responsabili.
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