Il carrello della spesa cambia, ma non si svuota

Crescono i prodotti in promozione e quelli di «primo prezzo»: così si mantiene la capacità di acquisto

Francesco Forte sul «Giornale» del 6 luglio ha stig­matizzato l’eccesso di catastrofismo che ha accom­pagnato la pubblicazione dei dati Istat sui consumi delle famiglie italiane del 2009. Sul tema pubblichia­mo un intervento di Luca Pesenti, direttore del­l’Ores

di Luca Pesenti

La crisi economica non ha determinato un crollo dei consumi, bensì un cambiamento nelle abitudini di spesa. Questi sono i primi risultati del Rapporto congiunturale sui dati di consumo realizzato trimestralmente dall’Osservatorio regionale lombardo sull’esclusione sociale (Ores) e da Nielsen. Da queste informazioni, rilevate sul totale delle vendite effettuate nella grande distribuzione, emerge che, in buona sostanza, si è modificata la composizione del carrello della spesa, che non si è svuotato anche grazie al deciso aumento di prodotti in promozione (assorbono ormai un quinto della spesa complessiva) e alla crescita delle vendite di prodotti «primo prezzo».
Un calo dei consumi dell’1,7% su base annua (che arriva al 2,5% se si somma il tasso di inflazione) non è un «crollo» e nemmeno un evento catastrofico, bensì una contrazione che non può certamente essere negata, ma che deve essere analizzata con la dovuta prudenza.
Il rapporto mostra come nel primo trimestre 2010 gli italiani abbiano cambiato la composizione del loro carrello della spesa rispetto al periodo pre crisi (primo trimestre 2008), investendo maggiormente su spese prioritarie quali quella per generi alimentari (il cui peso sul totale cresce di 0,6 punti percentuali) e su generi in promozione (+2,8 punti). Grazie agli strumenti promozionali introdotti da supermercati e ipermercati, e a scelte mirate al risparmio degli italiani, si registra il mantenimento della capacità di acquisto, segnalato anche da un incremento della spesa pro capite alimentare (da 123,9 a 128,7 euro ogni 3 mesi). Una di queste scelte è senz’altro quella di sacrificare i consumi fuori casa, senza però rinunciare a determinate abitudini (aperitivo, colazione), ma spostandole nell’ambiente domestico.
Si tratta di una dinamica visibile soprattutto nelle regioni del Nord e in Lombardia in particolare, in cui la forte presenza della grande distribuzione ha fatto lievitare i prodotti in promozione.

La crescita di consumi nella grande distribuzione può certamente essere correlata a uno spostamento dei consumi provenienti dal commercio al dettaglio. Ma da qui a indicare la presenza di un «crollo» generalizzato della spesa il passo è davvero troppo lungo.

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