Cronaca locale

Da Carrubba a Doninelli e Giorello: «Il centro storico non la rappresenta più»

Che «Milan l'è un grand Milan» ormai nessuno più lo dice. I milanesi fieri della loro città sembrano essere spariti, tutti si lamentano di tutto e ormai da tempo si respira un'aria soffocante di preoccupazione e pessimismo. Ma che cosa succede? La città è veramente in crisi? E quale potrebbe essere la via d'uscita? «Dobbiamo ricostruire l'orgoglio di Milano»: con queste parole Salvatore Carrubba, già assessore alla Cultura del Comune e oggi presidente dell'Accademia di Brera, sembra indicare la strada per risollevare le sorti della nostra città, presentando il suo ultimo libro «Il cuore in mano. Viaggio in una Milano che cambia (ma non lo sa)». «Dobbiamo liberarci dal clima oppressivo che si respira ormai da venti, venticinque anni- afferma Carrubba - e per farlo si deve poter contare sulla vitalità che offre tutta intera la nostra città e non solamente la zona del centro». Nato a Catania ma ormai milanese da una vita Carrubba nel suo volume racconta del viaggio che ha compiuto attraverso Milano per osservare di persona e conoscere a fondo com'è fatta la nostra metropoli e da chi è abitata. Ha scelto però di utilizzare una prospettiva differente da quella usuale, si è lasciato cioè alle spalle i fin troppo noti quartieri chic del centro, che ormai rappresentano pochissimo il resto della città «in termini sociali e numerici», per addentrarsi invece nella grande e complessa vita delle periferie, dove solitamente nessuno si avventura a studiarne le dinamiche: «Non possiamo più limitare l'immagine di Milano al suo centro storico- dice Carrubba- perché ne avremmo una rappresentazione sbagliata». Per aprire un dibattito ampio e completo sui problemi attuali della città è dunque la periferia a dover essere scoperta e analizzata, riconoscendone vocazioni e valorizzandone potenzialità. «Non voglio però essere considerato come il cantore delle periferie, in cui per altro non abito- sottolinea- nel mio libro, infatti, non si vuole creare una contrapposizione tra la zona del centro e quelle tutto intorno ma si cerca di far maturare la consapevolezza che per capire e governare le grandi trasformazioni che la città vive bisogna abituarsi a considerare che le risorse sono diffuse dovunque e che non è tutto dentro la cerchia dei Navigli».
E sulla stessa lunghezza d’onda è lo scrittore Luca Doninelli: «Mi trovo in grandissima sintonia con il libro di Carrubba- spiega- è uno scritto passionale che aiuta a comprendere i cambiamenti di questa città». E aggiunge: «Per capire Milano è meglio non essere nati nella cerchia dei Navigli e soprattutto bisogna girarla a piedi. Oggi Milano è una città fatta di enclavi». Il disagio che Milano sta passando ha probabilmente le radici negli epocali cambiamenti che sono avvenuti negli ultimi due secoli, dapprima con la sostituzione delle attività commerciali e artigianali con quelle industriali e quindi col mutamento dell'economia di produzione con quella dei servizi. Come guardare allora con più ottimismo al futuro? Quali forze poter utilizzare per uscire dall'impasse? Tre sono per Salvatore Carrubba i temi da approfondire per liberare Milano dalla morsa che sembra bloccarla: il primo ruota attorno al concetto di borghesia, non nel senso di appartenenza sociale ma come espressione di un atteggiamento di collaborazione che contribuisca allo sviluppo della città. Il secondo riguarda i giovani: «bisogna recuperare attrattività nei confronti dei giovani-evidenzia l'autore- altrimenti si perde il futuro». Il terzo infine fa riferimento alla nozione di Illuminismo «non come notazione di archeologia culturale- precisa Carrubba- bensì come richiamo a un riformismo che consenta, tutti insieme, di cambiare Milano perchè torni ad essere modello per l'Italia».
Nel dibattito entra anche il filosofo della scienza Giulio Giorello: «Le periferie le ho vissute sin da piccolo- racconta- quando erano contese dai ragazzi delle volanti rosse e da Don Guido Agustoni della Basilica dei SS. Nereo e Achilleo che voleva evangelizzare quella massa di bolscevichi. Oggi quella periferia non c'è più. Il libro di Carrubba è un libro scritto da un illuminista. E anche Milano deve recuperare il suo spunto illuminista, quello di Beccaria, Verri, Cattaneo».

«Oggi- continua Giorello- c'è un lavoro meraviglioso di un mucchio di sacerdoti che lottano contro la separatezza tra la gente: è qualcosa di bello del sogno milanese».

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