Caro Granzotto, le scrivo a proposito del trattato europeo che il Parlamento italiano è chiamato a ratificare. Lei ha scritto che sarebbe stato meglio sottoporlo a un referendum popolare, ma non è possibile in quanto la Costituzione non lo permette. Oltre a questo, ha anche aggiunto che contiene del buono, riferendosi alla scomparsa dei simboli europei e alla clausola di uscita dallUnione. Se dunque tale trattato soddisfa un euroscettico come spesso lei si è definito, non trova inutile spendere soldi per il referendum che, come è noto, non sono pochi?
Lo ripeto: siamo stati chiamati a esprimerci per via referendaria sullorario dei negozi (!) e quando cè in ballo un trattato che finirebbe per influire pesantemente sul futuro della Nazione condizionandolo a scelte adottate dalla Bulgaria o da Cipro, niente? Perché vede, caro Molesti, la carta di Lisbona contiene sì alcune cose buone, ma altrettante di pessime e prima fra tutte la decadenza del diritto di veto nelle scelte comunitarie. Ciò significa che quel che piacerà alla maggioranza dei 27 membri - maggioranza che potrà essere determinata, appunto, dal voto di Bulgaria e Cipro - anzi, mezza Cipro, ché laltra metà è fuori dallUe - dovrà per forza piacere anche a noi. E qui non parliamo solo della cottura della pizza, ma del sistema giudiziario, delle alleanze internazionali, della pubblica istruzione. La qual cosa significa non solo dire addio alla sovranità, ma anche allidentità nazionale. Però non tutto è perduto, nossignore. Se infatti la nostra Costituzione vieta il referendum sui trattati internazionali, quella dellIrlanda - Dio benedica lEire - lo pretende, lo esige. E glirlandesi - Dio li illumini - andranno alle urne proprio giovedì prossimo. Già in passato diedero del filo da torcere agli euro oligarchi respingendo il Trattato di Nizza e sembra proprio, così almeno lasciano intendere i sondaggi, che riserveranno lo stesso trattamento a quello di Lisbona. In tal (felice) caso, poiché per entrare in vigore la cripto Costituzione deve essere ratificata dallinsieme dei 27 Paesi dellUnione, il «no» irlandese chiuderebbe ipso facto una partita che con ogni probabilità non verrà mai più riaperta.
Ma non è solo lIrlanda a togliere il sonno agli euro sfegatati. Ci si è messa anche la Repubblica Ceca (il supereurosfegatato Prodi lha voluta nellallargamento? Se la goda) il cui presidente, lirreprensibile Vaclav Klaus, sta anchegli meditando di sottoporre il Trattato a referendum popolare, strumento che sta allEuropa europeista come laglio ai vampiri. Ogni volta che è sottoposta al vaglio dei cittadini finisce infatti con le ossa rotte. Fracassate, addirittura, quando tre anni or sono francesi e olandesi eroicamente affossarono quel gigantesco papocchio di utopie giacobine e ictus illuministi dellEurocostituzione. Se anche il Trattato farà la stessa fine non rimarrebbe che trarne questa conclusione: quel che cè di europeistico nellEuropa - e in quel che cè non mancano le cose buone, convenienti - basta e avanza.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.