Sport

Carte bollate sulla memoria di Pantani

da Salisburgo
Doveva essere il modo migliore per ricordarlo. Invece anche la Fondazione Marco Pantani, nata per mantenere viva la memoria di uno dei ciclisti più amati e con il nobile intento di fare del bene e aiutare i bambini meno fortunati, è un concentrato di rabbia e rancore. La memoria fatta a pezzi, sbriciolata sotto i colpi di carte bollate che stanno partendo in questi giorni. La notizia era nell’aria e la si percepiva da mille e più indizi. Tra la famiglia del campione di Cesenatico e Manuela Ronchi, la manager confidente del Pirata (tirato ieri nuovamente in ballo dal «pentito» Manzano che ha confermato di averlo visto dal famigerato dottor Fuentes) i rapporti non sono più idilliaci. Lo si era capito dall’ultima lettera-denuncia inviata ad agosto dai genitori del Pirata alla Gazzetta dello Sport, con la quale si sollevavano dubbi sulla gestione della carriera di Marco. Altro segnale piuttosto chiaro il «congelamento» del forum sul sito della Fondazione «sospeso – si legge – per motivi tecnici».
Fino a ieri, però, queste erano supposizioni. In questi giorni è arrivata la conferma di un clamoroso rimpasto ai vertici della Fondazione Onlus per voce della stessa mamma Tonina: «Fino ad oggi la sede è sempre stata a Milano, mentre era mio desiderio avere la sede della Fondazione vicino a casa. In questo modo avrò finalmente la situazione sotto i miei occhi. I conti li terrò io». «La Fondazione Marco Pantani deve avere finalità benefiche, non può servire solo per consumare vendette - dice la Ronchi, che si è dimessa a luglio -. Mi sono dimessa perché non condividevo più certe scelte, tutto qui. Adesso continuerò a fare del bene nel nome di Marco senza sbandierarlo ai quattro venti». Non si lascia però intimidire mamma Tonina: «Si sfoghi pure adesso Manuela Ronchi, presto parlerò io...». Per ora si limita ad annunciare una replica al vetriolo, ma la questione appare molto delicata e, chiaramente, d’ora in avanti parlerà per la famiglia Pantani l’avvocato.

Degno finale di una storia amara, maledetta e pietosa.

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