Cartoni animati, cinema e tv: in mostra l’arte di essere gatto

Cartoni animati, cinema e tv: in mostra l’arte di essere gatto

Tommasina. No, Silvestro. Minou. No, Tom. Dubbio più che amletico se, nel lungo elenco di micie e mici che il grande schermo ha lanciato nel panorama delle star, dovessimo scegliere quella che ci ha artigliato il cuore. In rete ci sono mamme che vorrebbero proclamare Walt Disney «Santo subito» per aver creato gli Aristogatti. A questo secolo di «gattastrofiche» tenerezze, Enrico Ercole dedica Gattoni Animati, la mostra che debutta il 10 febbraio - e poi fino al 4 marzo - al museo del Fumetto di Milano, per festeggiare la giornata del gatto, il 17 di questo mese.
Direttore artistico di Atelier Gluck Arte e curatore dell’esposizione insieme a Riccardo Mazzoni, Enrico Ercole non ha perplessità alcuna sul gatto più «schifosamente» gatto che abbia mai scodinzolato sul set: il corrusco Garfield, scelto come testimonial della manifestazione. «Garfield è fetido, vizioso, guastafeste, nullafacente... - racconta il trentottenne milanese -. Insomma è il micio più delizioso e vero mai proiettato in noi. Sebbene anche Simon’s Cat, la creatura dell’inglese Simon Tofield che sta facendo sballare la rete, si batta bene».
Tofield, che vive nel Bedforshire con i suoi tre mici, da lui dichiarati vera fonte d’ispirazione, sarà l’ospite d’onore di questa mostra dove gli appassionati dei «vibrissatori» a quattro zampe possono godersi lo spettacolo di tavole originali di fumetti e cartoon, manifesti, gadget, pupazzi, chicche di quarantaquattro beniamini dell’animazione. Numero, ovviamente, che riporta al motivetto dello Zecchino d’oro, dove i maldestri animaletti stavano in fila per tre col resto di due.
«Non dimentichiamo che la civiltà dell’immagine nasce sotto la zampa felina - sottolinea Ercole -. Il primo segnale televisivo della Nbc fu lanciato sull’icona di Felix, che prima dell’arrivo di Topolino fu il vero eroe degli americani. Con Felix, che Lindenberg volle dipinto sulla calotta del suo aereo, la genia gattesca si impone come un’epica, in una sfera onirica fatta di pose e suggestioni molto teatrali, tipiche di questo prodigio della natura, non a caso visto da Leonardo Da Vinci come l’animale in cui si incarna la perfezione».
Tra le cose cult ci saranno i rodovetri di un cartone di Bruno Bozzetto, Valzer triste al gatto. E’ la storia di una micia grigia che rizampetta malinconica attraverso i resti della sua casa diroccata, mentre nei suoi occhioni si riflettono i momenti intimi passati in quelle trascorse stanze con i compagni umani. Ancora una volta, con Gattoni Animati, si vuole sottolineare la strana attrazione tra il gatto e l’arte. Sia che si tratti di musica, Mozart la canta bene con il suo Duetto dei gatti, che di poesia o cinema, la mano dell’uomo che traccia segni simbolici per intravedere un mondo perfetto in bellezza, gattona sul foglio, destreggiandosi nell’immaginazione con la delicatezza delle vibrisse e la lungimiranza di occhi a specchio. «L’artisticità di questo animale si nota anche nelle persone che lo eleggono a padrone del loro cuore. Gattofili e cinofili sono differenti, molto differenti».
Davvero? «Certo. Il gattofilo è un vero cultore della potenzialità estetica del suo felino. Lo ricerca nei libri, nelle immagini, nelle forme, negli oggetti di cui si circonda. Studia la storia e soprattutto il carattere del capolavoro che si tiene in casa. Come lui, è libero ma coccolo, fantasioso e riflessivo, imprendibile ma fautore di forti legami dal sapore molto romantico. Il mio Tommy sembra proprio Romeo degli Aristogatti. E’ la sua fotocopia».
Duchessa. No, Lucifero.

Quale alla fine il nome prediletto? Gli intenditori di fusa non si preoccupano perché sanno che alla fine il migliore deve ancora essere disegnato e se lo sarà avrà le fattezze del micio di casa, il silente amico che non annoia grazie all’imprevedibilità del suo balzo di cacciatore e alla pigrizia della sua magia.

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