Washington. La Casa Bianca esorta lIran a «cessare immediatamente lo sviluppo di nuovi missili balistici», dopo il test di ieri di Teheran. LIran ha sperimentato infatti un nuovo missile terra-terra a due stadi. Il regime iraniano - afferma Washington - non fa che continuare a isolare il popolo iraniano dal resto della comunità internazionale quando svolge questo tipo di attività, «totalmente in contraddizione con i suoi impegni verso il resto del mondo».
Con il lancio di un nuovo missile balistico e la minaccia del presidente Mahmoud Ahmadinejad di «schiacciare» chiunque si opponga al progresso della nazione, lIran ha ribadito la sua posizione dintransigenza. Soltanto poche ore prima, i giornali americani titolavano sulla possibilità che nel futuro Obama cerchi di coinvolgere anche la Repubblica islamica in una pacificazione della regione.
Il nuovo missile terra-terra a due stadi è stato testato alla presenza del ministro della Difesa, Mostafa Mohammad Najjar. Il vettore, denominato Seijil, ha una gittata di quasi 2.000 chilometri. Il raggio dazione è uguale a quello dello Shahab-3, già sperimentato negli anni scorsi e in grado di raggiungere il territorio di Israele. Il test è avvenuto un giorno dopo che, secondo i giornali iraniani, un altro missile denominato Samen è stato lanciato dai pasdaran, i Guardiani della rivoluzione, nel Nord del Paese.
Limmediata reazione della Casa Bianca al lancio e le conseguenti dichiarazioni di Teheran dimostrano come la strada verso uneventuale svolta positiva nei rapporti fra Stati Uniti e Iran, che da quasi 30 anni non hanno relazioni diplomatiche, non sia facile anche nellera Obama. Ieri un deputato iraniano, Mohammad Nabi Habibi, ha sottolineato ad esempio che «il voto per Obama da parte degli americani significa una richiesta di ritiro delle truppe americane dallIrak e dallAfghanistan». Ma il presidente eletto, secondo le indiscrezioni del Washington Post, intenderebbe anche aumentare il numero dei soldati americani impegnati in Afghanistan. «La Repubblica islamica ritiene che uno dei maggiori fattori dellinstabilità e della guerra nella regione non sia altro che la presenza militare straniera», gli ha fatto eco il quotidiano Keyhan International.
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