Roma - «Dimissioni». Dal centrodestra si alza quasi unanime il coro contro Vincenzo Visco, vice ministro dell’Economia, da giovedì formalmente indagato dalla procura di Roma per «presunte minacce e tentato abuso d’ufficio». Ad aprire il fuoco di fila nella tarda mattinata è Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia: «Essendo garantisti con tutti non saremo noi a chiedere le dimissioni di Visco, al quale è arrivato un avviso di garanzia per reati molto gravi, ma dovrebbe essere lui a capire che la sua posizione è diventata insostenibile». Va oltre Cicchitto, coinvolgendo anche il «capo» di Visco, Tommaso Padoa-Schioppa: «Chi si trova in una posizione assai delicata è anche il ministro dell’Economia, che è andato al Senato a raccontar balle sia su Speciale, sia sullo stesso Visco da lui esaltato con espressioni che comunque oggi risultano del tutto ridicole». Diversi i toni ma identica la sostanza nelle parole del leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, che dall’Internazionale democristiana ricorda di non essere «garantista a intermittenza o secondo le convenienze» e di rimandare agli organi competenti l’accertamento della verità: «Sarà la magistratura a spiegarci se e come Visco ha sbagliato. Il mio parere è che dovrebbe dimettersi per ragioni che sono tutte politiche». Mentre Gianfranco Rotondi, segretario della Dc per le Autonomie, invita alla moderazione ricordando che «c’è un’indagine e la giustizia fa il suo corso» e che «la politica dovrebbe evitare, in questa come in altre occasioni, di emettere sentenze». Da An, invece, per bocca di Maurizio Gasparri arriva un attacco frontale: «È una vergogna che Visco rimanga ancora al suo posto. La sua sfrontatezza è superata solo da quella di Prodi e Padoa-Schioppa che lo tengono nel suo incarico». Fa anche una domanda che sa di paradosso, l’ex ministro delle Comunicazioni: «Che dice Veltroni? Che dice il presidente della Repubblica? Se a un personaggio già condannato in tribunale e ora indagato per l’aggressione alle forze dell’ordine si affidano le entrate dello Stato, la rivolta fiscale è una giusta reazione democratica». Gasparri conclude con un monito: «In Parlamento e ovunque andrà, Visco dovrà confrontarsi con l’indignazione degli italiani. È meglio che vada a casa. Ma non in quella oggetto di condanna per abusi edilizi a Pantelleria». Ne fa invece un discorso di «decenza» Maria Elisabetta Casellati, vicepresidente del gruppo di Forza Italia al Senato ricordando che «il senso di responsabilità imporrebbe le sue immediate dimissioni» in attesa che venga fatta chiarezza. Fa eco l’azzurro Antonio Martusciello per cui «il senso di responsabilità che deve sempre contraddistinguere l’operato di un esponente di primo piano del governo imporrebbe un’assunzione di responsabilità da parte del viceministro che dovrebbe prontamente rassegnare le dimissioni». Si ferma a metà del guado Chiara Moroni, voce isolata nel non chiedere l’allontanamento di Visco invocando la presunzione di innocenza. «In uno Stato ispirato ai principi del garantismo - dice la deputata azzurra - non si possono chiedere le dimissioni di un uomo delle istituzioni perché, semplicemente, al centro di indagini». «Quella di Visco - aggiunge - resta però una vicenda politicamente imbarazzante».
Ma se il centrodestra attacca, la maggioranza rimane low profile affidando la difesa d’ufficio a Oliviero Diliberto, segretario del Pdci, che sceglie, lui massimalista, di minimizzare: «Se Berlusconi si fosse dovuto dimettere ogni volta che era indagato, l’avrebbe fatto mille e cinquecento volte. È davvero un argomento del cavolo...». Gli va appresso Luigi Li Gotti, sottosegretario alla Giustizia, che da una parte invita a «non enfatizzare» e dall’altra la butta sul piano tecnico-giuridico ricordando a tutti che «l’atto processuale è un’ipotesi d’indagine obbligatoria» e che «per diventare atto sostanziale, e avere una ricaduta in un reato, ci vuole l’accertamento».
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