Gian Marco Chiocci - Stefano Filippi
La Destra vera, denuncia. La destra che fu, tace. Mentre il partito di Francesco Storace, nelle persone dei consiglieri Buonasorte e D’Andrea (amici della defunta contessa nera Anna Maria Colleoni) attiva la magistratura ipotizzando la truffa aggravata per l’affaire immobiliare di Montecarlo, Gianfranco Fini e i suoi fedelissimi tesorieri di un tempo restano in silenzio. Il duce della legalità non approfitta della conferenza stampa convocata sullo strappo da Berlusconi per allontanare da sé fastidiosi sospetti e dare spiegazioni sul pezzo pregiato dell’eredità della fascistissima nobildonna, alienato in circostanze oscure dal partito, finito nella disponibilità di più società off shore caraibiche e oggi in uso a un familiare acquisito, il «cognato», Giancarlo Tulliani. Fini continua a non proferire parola rispetto ai pezzi del puzzle immobiliare che giorno dopo giorno il Giornale sta rimettendo a posto. Avrà i suoi motivi. Certo insospettiscono visto che lo stato dell’arte, nel frattempo, s’è fatto ancora più oscuro.
Ricapitolando: il 12 giugno ’99 a Monterotondo, due passi da Roma, se ne va la contessa Colleoni, fascista figlia di fascisti. Nel testamento la nobildonna lascia tutto ad An, anche perché due anni prima l’aveva promesso de visu a Gianfranco Fini incontrandolo riservatamente in un ristorante: «Quando me moro te lascio tutto. Da camerata a camerata». Detto, fatto. Con la dipartita, l’apertura del testamento olografo riserva sorprese tali che per la prima volta il partito di Fini chiude il bilancio in attivo: nei beni della contessa, dal valore di 2,4 miliardi di lire, rientrano case a Ostia, a Terni, a Roma, terreni a Monterotondo e, appunto, un elegante appartamento nel Principato di Monaco, ben 75 metri quadrati con terrazzo al 14 di boulevard Princess Charlotte, a cinque minuti dal casinò. Nel legato la contessa inserisce, però, una postilla che adesso - con la denuncia presentata ieri ai carabinieri di Monterotondo e con altre che stanno per essere presentate da disgustati iscritti di An - rischia di ritorcersi contro chi ha mal gestito il patrimonio: «Lascio tutto ad Alleanza nazionale e a Gianfranco Fini come contributo per la buona battaglia».
Per capire se, come ha scritto Feltri, il «cognato» di Fini sia l’uomo adatto a combattere questa «buona battaglia», siamo andato a scavare nella vita di questo appartamento. Intanto è uscito fuori che nei primi anni 2000 i triumviri romani di Fini salirono più volte a Montecarlo per prendere possesso del locale ereditato. E che, durante i sopralluoghi, ricevettero dai condomini reiterate proposte d’acquisto (offerte fino a un milione e mezzo di euro) o in subordine d’affitto. Per sei-sette anni la risposta, dal partito, è sempre stata «no, al momento non se ne fa niente». Poi, nel 2008-2009, improvvisamente arriva la svolta. I vicini vedono i lavori partire, commissionati da una Ltd neoproprietaria dell’appartamento, una società off shore costituita chissà dove con soci sconosciuti. Coi lavori in corso - così hanno raccontato al Giornale alcuni condomini - si materializzano nella palazzina monegasca anche Gianfranco Fini e la compagna Elisabetta Tulliani. A che pro, nessuno lo capisce fino a quando sul campanello il nuovo inquilino non appone una pecetta adesiva con su scritto «Tulliani». Trattasi di Giancarlo, fratello di Elisabetta, cognato di Gianfranco.
Come abbia fatto la casa della contessa a finire nella disponibilità del fratello della compagna di Fini, è un risiko immobiliare complicatissimo. Mentre i tesorieri di An, incalzati dal Giornale, non ricordano gli estremi della compravendita, l’imprenditore che ha svolto i lavori di ristrutturazione nella casa occupata dal «cognato» rivela: «Tulliani seguiva personalmente i lavori nel cantiere, aveva un rapporto diretto con la Timara», la Ltd che effettivamente risulta proprietaria della casa. Per cercare di capire chi diavolo si nascondesse dietro questa Timara siamo arrivati a scoprire che a monte c’era un’altra società off shore, la Printemps Ltd, costituita anch’essa nell’isola di Santa Lucia nell’arcipelago caraibico. E che questa Printemps aveva venduto l’immobile della contessa a Timara per appena 330mila euro, segno che a sua volta la Printemps l’aveva acquistata (da chi?) ad una cifra ancora minore, sideralmente lontana dal milione e mezzo di euro offerto da un condòmino ad An solo cinque anni fa.
Ma c’è di più. È di ieri la scoperta che in questo gioco di società per nascondere l’appartamento di Montecarlo spunta, non si capisce bene a quale titolo, una terza Ltd, denominata Janom Partners. Andando avanti di questo passo chissà dove fini... amo. Ecco perché urgono chiarimenti dal presidente della Camera. Faccia finalmente sapere a chi il partito ha venduto la casa della contessa. Quando l’ha alienato. A che prezzo. Con quali modalità. Dia una spiegazione del perché di tutte queste società off shore costituite casualmente proprio nei giorni della vendita.
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