
"Quando è accaduto con precisione non lo ricordiamo. Ma ci siamo ritrovati così, con una pensione che non ci permette più di vivere dignitosamente. E la casa in affitto, benedetto quel tetto sopra di noi che abbiamo abitato per 30 anni, abbiamo dovuto restituirla. Ci costava 1.400 euro al mese". Lo racconta Davide (il nome è di fantasia, solo il nome), 70 anni, un figlio disabile. E non è povero, Davide. Ha una pensione di 2.900 euro al mese. Fino a una manciata di tempo fa vivevano anche bene, in famiglia. Poi le cose sono cambiate. E Davide non trova più un appartamento a quella cifra. Siamo a Milano, la prima città per numero di palazzi appena costruiti, tanto cemento e poche case disponibili. È stato presentato ieri il Rapporto delle dieci Caritas diocesane intitolato "Dare casa alla speranza" sul diritto ad avere un tetto, quattro mura dignitose. Perchè nella nostra regione c'è la più alta incidenza di abitazioni precarie e inadeguate (14,7%, contro 11,7% in Italia), incluse quelle ottenute in affitto da privati. Significa che si mettono in affitto stanze senza finestre, camere ricavate da corridoi, angoli trasformati in bagni di fortuna. Il tutto pagato come oro: l'affitto richiesto assorbe più del 40% del reddito.
La grossa criticità segnalata ai centri d'ascolto è la mancanza di una casa. Vi è da noi un'incidenza maggiore (38,9% in Lombardia, 32% in Italia). Alto anche il tasso di sfratti o di situazioni di morosità (7,8% contro 4,9%) e quello di sovraffollamento (7,5% contro 2,5%). Più diffusa, in Lombardia rispetto ai dati Caritas in Italia, anche la condizione di chi vive appoggiandosi a persone conosciute. Nel 2023 si sono rivolti ai centri Caritas almeno 34 mila persone, soprattutto stranieri (66%) e donne (54%): se è vero che i problemi principali hanno riguardato la povertà economica (anche da parte di chi ha un lavoro) e la disoccupazione, rilevante è stato anche il tema casa. Il mercato privato è inaccessibile e poco tutelante per molti. "Da qui la necessità di rafforzare la mediazione abitativa, condotta da figure terze per prevenire i conflitti e le situazioni di morosità, rendendo il sistema più equo" è la posizione di Caritas. Molti faticano a ottenere una "casa popolare", avendo l'Isee troppo basso o troppo alto, oppure rifiutano per inadeguatezza dell'alloggio assegnato o paura del contesto in cui è inserito. Inoltre le assegnazioni sono rare e lente. Caritas propone anche di "muovere gli immobili", collaborando con istituzioni e altri soggetti sociali al recupero di alloggi inutilizzati, di proprietà pubblica e privata, per ampliare le possibilità di affitto sostenibile. "Le Caritas hanno la responsabilità di segnalare ha detto monsignor Mario Delpini .
Tanto più in relazione a un tema delicato come quello del diritto alla casa, rispetto al quale si registra anche un tasso di egoismo e avidità, che impedisce di trovare soluzioni facili e immediate. Allora occorre spingere sulle istituzioni perché si facciano carico di questo tema delicato e complesso".