Roma

Casa, dal VII municipio un «no» al comune

Stefania Scarpa

Interi «quartieri» che potrebbero spuntare da un giorno all’altro in zone dove il Prg non prevedeva nemmeno nuove abitazioni. Strutture, edificate in circostanze talvolta oscure, «benedette» dal Campidoglio che le premia con la modifica della destinazione d’uso in residenziale. Non sono poche le perplessità sulla proposta di delibera portata in estate dalla giunta al consiglio comunale, con il quale il Campidoglio, tramite varianti al piano regolatore, ha valutato e poi approvato ben 15 cambi alla destinazione d’uso, in cambio del 30 per cento degli alloggi costruiti dai proponenti grazie alla modifica. Una mossa che, nella migliore delle ipotesi, potrebbe portare il Campidoglio ad acquisire circa settecento appartamenti. «Senza esborsi economici, ma con un costo sociale comunque rilevante», osserva il consigliere comunale di An Marco Visconti. Perché «il problema è che questi insediamenti piovono sul territorio da soli, senza che vengano accompagnati dalle necessarie infrastrutture», insiste Visconti. E se il problema non si pone per alcune delle proposte in deroga al Prg approvate, che sono relative a piccole costruzioni di privati, non si può dire lo stesso per tutti i casi. Così, per esempio in V municipio, ci sono offerte che hanno un «peso» residenziale notevole, che supera i 2mila abitanti, piovute sul territorio senza alcuna previsione aggiuntiva.
Non stupisce quindi che l’iter di questa originale ma discussa modalità scelta dal Comune per reperire case con le quali tentare di arginare in minima parte l’emergenza abitativa non sia comunque gradita da tutti. Ed è proprio di ieri la bocciatura arrivata in VII municipio. Il parlamentino presieduto da Roberto Mastrantonio era chiamato a esprimere un parere. Quello sulla delibera, in astratto, è stato positivo. Ma su tre cambi di destinazione d’uso proposti, è arrivato il parere contrario. «Per uno dei tre, addirittura - prosegue Visconti - è stato sottolineato come vi sia un procedimento penale in corso perché c’è il sospetto di un abuso edilizio. Le altre due proposte riguardano due nuovi insediamenti da 500 e da 2mila abitanti, per le quali il VII municipio ha mostrato pollice verso in mancanza delle necessarie infrastrutture». Il nucleo di nuove costruzioni da 2mila abitanti ricade in realtà nel V municipio, ma è il VII a opporsi perché l’area è al confine, e i disagi, per esempio in termini di traffico, verrebbero «esportati» al territorio circostante.
«Che senso ha un’iniziativa del genere?», commenta Visconti. «Questa non è certo la strada maestra per risolvere il gravissimo problema dell’emergenza abitativa. Indicare come decisivo uno strumento che al massimo delle sue possibilità concederebbe al Campidoglio il possesso di circa 700 alloggi somiglia piuttosto al fallimento totale di tutta la politica per la casa del comune di Roma».
Che, dal canto suo, sembra intenzionato ad andare avanti, ignorando - nel nome del decentramento? - anche le perplessità manifestate ieri dal municipio di via Prenestina.

D’altra parte quel parere, per quanto negativo, non è vincolante.

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