Le case giapponesi fanno i conti con l’auto «pulita»

Vetture all’idrogeno e diesel verdi per Honda. Nissan punta sulle batterie elettriche

nostro inviato a Tokio

Il timore, anche se nessuno lo ammette, è che l'obbligo di produrre auto con zero emissioni di co2 venga imposto velocemente, prima del previsto. È il timore, celato, dei grandi produttori giapponesi di auto, riuniti in questi giorni a Tokyo per il 40° salone dell'Auto. La vettura elettrica non ha ancora le caratteristiche per diventare di massa, ma tutti ci puntano. La parole d'ordine è quella del minore inquinamento, delle compatibilità con le più stringenti regole che verranno imposte per il traffico cittadino. Ciò non toglie che si debbano fare i conti anche con i clienti premium, disposti a spendere 70mila euro per automobili con potenze (e consumi) da capogiro. Il numero uno della Renault-Nissan, Carlos Ghosn ha ieri messo sulle stesso palcoscenico una piccola e rivoluzionaria concept car, la Pivo, e l'attesa Nissan Gt-R da 300 chilometri all'ora. Sullo stesso palcoscenico Ghosn ha raccontato che la sua azienda sta lavorando alle batterie elettriche sì da portare alla prima auto elettrica nel 2012, e nel contempo ha svelato la potenza di un gigante prodotto per arrivare a 100 chilometri all'ora in meno di quattro secondi.
Proprio ieri il Wall Street Journal dedicava un editoriale all'«ipocrisia Toyota»: coltiva gli umori degli ambientalisti con la sua «verde» Prius e poi si oppone alla proposta di legge del senato Usa di ridurre il consumo di benzina. Ma, si chiede retoricamente il Wsj, non ci si rende conto che la Prius non fa profitti e la sua esistenza è dovuta ai margini (questi sì enormi) che Toyota fa vendendo l'energivoro pick up, Tundra? Insomma la Prius tanto cara agli ambientalisti (e sbeffeggiata da Michael Crichton nel suo Last fear) non sarebbe stata mai messa su strada se non ci fosse una moltitudine di «inquinatori» pronti a comprarsi la Tundra.
Il presidente della Honda, Takeo Fukui, abituato a parlare senza freni, ieri si è detto piuttosto scettico sui veicoli ibridi benzina-elettrici con la modalità «plug in» (in sostanza una presa che permette di ricaricare le batteria nel proprio garage). «La mia impressione - ha detto Fukui - è che questi veicoli ibridi, proposti da diversi costruttori, possono essere meglio descritti come auto a batteria elettrica con un motore a scoppio non necessario e un serbatoio di benzina inutile». Honda, ha detto il presidente, sta attualmente sviluppando una nuova batteria di alto rendimento con la quale dotare auto che così saranno davvero ecologicamente avanzate. Fukui ha inoltre aggiunto: «In un paio di anni saremmo in grado di creare un'auto ibrida del tipo plug in, ma non credo che possa contribuire al miglioramento dell'ambiente». Insomma la strada di Honda è andare diretta sull'auto davvero pulita: quella elettrica, quando le batterie saranno in grado di garantire l'autonomia necessaria, tempi di ricarica ridotti e sicurezza (anche quelle dei pc si sovrariscaldano, figurarsi quelle di un'auto). Oppure auto dotate di diesel puliti o all'idrogeno. Su questi due ultimi campi Honda ha presentato a Tokyo i suoi nuovi prodotti: un diesel che risponderà alla prossima direttiva europea Euro5 e alla più stringenti norme americane e la nuova Honda Fcx dalla linea accattivante.

Il governo giapponese ha già speso 30 milioni di dollari per dotare il Paese di stazioni di rifornimento all'idrogeno e 45 per mantenere e sviluppare il programma: l'obiettivo è di arrivare al 2012 con almeno 50mila auto all'idrogeno in circolazione, per salire a 5 milioni nel 2020. Un mercato promettente, se le case automobilistiche saranno in grado di far scendere il costo di questi prototipi, oggi esorbitante e pari a circa un milione di dollari.

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