Case popolari e abusivi sfrattati Pasticcio all’hotel Palazzo Marino

Palazzo Marino ha sbagliato comunque. Se erano famiglie da tutelare, non doveva sgomberarle in quel modo. Se meritavano lo sgombero, non doveva ospitarle in albergo come ga fatto. Alla logica non si sfugge, neanche nella Milano buonista che prima caccia quattro famiglie dagli alloggi popolari occupati in modo indebito, poi - a favore di telecamere - decide di sistemarle a spese del Comune. A certificare «l’incoerenza» di questa linea arriva il parere di Leo Spinelli, il segretario generale del Sicet, il sindacato degli Inquilini della Cisl.
La bocciatura si aggiunge alle iniziative politiche che il Pdl sta portando avanti su due fronti, dopo l’eclatante caso delle quattro famiglie che sono state cacciate dagli alloggi di via Pastronchi, zona San Siro, e poi - per la presenza di minori - hanno ottenuto una temporanea sistemazione in attesa di un esame specifico della loro situazione da parte della commissione Casa di Palazzo Marino . Da un lato il vicepresidente del Consiglio comunale, Riccardo De Corato, annuncia un esposto alla Corte dei conti per i costi sostenuti dall’ente, dall’altro l’assessore regionale alla Sicurezza, Romano La Russa, chiede al prefetto di istituire un tavolo che si occupi di occupazioni abusive, per individuare soluzioni e strategie condivise su «un’emergenza che sta assumendo dimensioni drammatiche a Milano».
Certo, il sindacato ha una posizione diversa, e giudica «una forzatura» l’istanza alla magistratura contabile, se non altro in ossequio a una ragione sociale diversa da quella della opposizione politica - che lo porta a tutelare gli inquilini e gli occupanti, anche quelli senza titolo purché meritevoli di una qualche forma di sostegno. Al di là di questo, il Sicet non fa sconti al pasticcio combinato dalla giunta.
«Quei casi, quelle famiglie - commenta Spinelli - sono uguali a tante altre, questo sgombero è stato eseguito per motivi che mi sono poco chiari, incomprensibili». L’alternativa è questa: «O le famiglie potevano essere sgomberate per motivi che ignoro, ma che potrebbero attenere a problemi particolari di convivenza - in genere si dovrebbe trattare di ragioni di sicurezza o delinquenza - o al contrario sono come tante altre, e allora sarebbe stato meglio adottare procedure normali, che consentono di valutare le situazioni una a una».
La commissione Casa ha stabilito che in tre casi non esistono i presupposti per un’assegnazione speciale in deroga, respingendo le richieste. Per un quarto nucleo, in cui sono presenti minori e già in carico ai Servizi sociali, è stato chiesto un approfondimento. «Ma attenzione - spiega Spinelli - quell’esame attiene solo alle condizioni previste dall’articolo 15, ma non dice niente nel merito dei casi, che invece per la legge vigente avrebbero potuto ricevere comunque tutela, anche se fuori dagli elenchi Erp, come si prevede quando si ravvisano condizioni particolari di bisogno, o famiglie segnalate dai servizi sociali».


Il paradosso, secondo Spinelli, è che poi i veri abusi che meriterebbero lo sgombero vengono tollerati o ignorati. Per esempio occupanti giovani, single» e magari con reddito. «Su questo si dovrebbe agire, e sui 5mila alloggi sfitti per assegnazioni che durano anni».

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