Case, viaggi e feste: tutti i regali della cricca

«Dallo spillo all’elefante», il celebre motto dei grandi magazzini inglesi Harrod’s, usato per dire che nel noto store di Londra si trova di tutto, Diego Anemone & C l’hanno fatto proprio. Anzi, la cricca dei grandi appalti del G8 l’ha sublimato. Sì, perché accanto agli affari immobiliari che hanno fatto arrabbiare non poco gli italiani - per tutti la casa con vista Colosseo dell’ex ministro Claudio Scajola - quello della cricca era un vero e proprio sistema del do ut des che comprendeva di tutto: regalini a funzionari e imprenditori da oliare, roba da almeno otto, diecimila euro a cadeau tra orologi di lusso, vestiti, preziosi oggetti d’argento; escort per allietare i soggiorni fuori casa, anche quelli, naturalmente, pagati dalla cricca; assunzioni di favore a vantaggio di parenti e amici; viaggi a Cortina e all’Argentario; feste pantagrueliche in ristoranti di lusso, come quella per festeggiare la nomina di Fabio De Santis, uno dei funzionari indagati, a provveditore delle Opere pubbliche della Toscana, che costò la bellezza di quasi 22mila euro; e anche piccole cose, come i tendaggi, pagati da Anemone, destinati alla casa del figlio del dominus dei lavori pubblici, Angelo Balducci. Insomma, di tutto e di più. Un pozzo senza fondo di regaloni e regalini che man mano che le inchieste procedono si arricchisce di nuovi cadeaux e capitoli.
Il Ros ha cercato di fare un po’ di conti, di quantificare l’ammontare del settore regalìe della cricca. Ma il risultato, pur ragguardevole, è stato per difetto: un milione di euro, in due anni. La cifra comprende gli orologi di lusso - uno Chopard d’acciaio da 4mila e 63 euro più Iva e un Audemars Piguet lievemente più costoso, 4mila e 270 euro più Iva - comprati come regalini di Natale, nel 2008, dall’imprenditore Francesco Piscicelli (quello, per capirci, diventato celebre per le risate al telefono, più o meno smentite, la notte del 6 aprile 2009, durante il terremoto a L’Aquila) e dal costruttore fiorentino Riccardo Fusi per ringraziare i funzionari che li avevano aiutati nella «conquista» dell’appalto della Scuola dei marescialli di Firenze, Maria Pia Forleo e Fabio De Santis. Sempre del settore regalìe fanno parte anche, per restare in ambito orologi, i Rolex e Patek Philippe in oro da 16mila euro, acquistati come regali, non si sa a chi, sempre da Piscicelli. O la Bmw da 71mila euro, un pensierino di Anemone destinato al figlio di Balducci. Nello stesso calderone anche i soggiorni in suite a Port’Ercole, sull’Argentario, pagati dallo stesso Piscicelli all’ex segretario di Romano Prodi, Carlo Malinconico, che però smentisce e sostiene di aver pagato di tasca sua. E pure, chiamiamolo così, il conforto escort, vedi le prostitute reclutate per allietare i soggiorni a Venezia di Fabio De Santis. Compresa pure, nel milione di euro la cenetta romana al ristorante «Il Bolognese» di piazza del Popolo. Prenota Piscicelli, per Balducci: 15 coperti, racconta la fattura, per un totale di 1870 euro, 124 eurocirca a commensale.
Ma lo zoccolo duro dei favori della cricca per conquistare il monopolio degli appalti è il settore immobiliare. Che in quel milione di euro per difetto conteggiato dal Ros non è compreso. Di casa Scajola si sa più o meno tutto. L’appartamento con vista Colosseo che all’esponente Pdl è costato la poltrona di ministro e che sembra sia stato acquistato con un aiutino di 900mila euro fornito in assegni circolari dall’architetto Angelo Zampolini, braccio destro di Anemone, sarebbe stato pure ristrutturato dalle imprese della cricca. Neanche a dirlo gratuitamente. Come gratuitamente sarebbe stata ristrutturata un’altra casa finita nel mirino dei giudici di Perugia: la palazzina di quattro piani e 42 vani di via dei Prefetti, a Roma, comprata a prezzo a dir poco stracciato (2,8 milioni di euro, a fronte dei 6, 7 di valore stimato) dall’ex ministro Pietro Lunardi. Qui, nel mirino degli inquirenti, non è il denaro servito per l’acquisto - come nel caso Scajola - ma il maxi-sconto sul prezzo di mercato di quell’immobile, concesso all’ex ministro da Propaganda Fide, all’epoca guidata dall’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe. Il sospetto di chi indaga si concentra su due fronti: il prezzo irrisorio pattuito; e la coincidenza dell’inserimento della sede di Propaganda Fide di piazza di Spagna 42 in un piano di ristrutturazione da 2,5 milioni di euro. Nello stesso quadro anche l’affitto, al capo della Protezione civile Guido Bertolaso, della casa di via Giulia, sempre a Roma.
Una ragnatela enorme, il sistema del do ut des della cricca. Una ragnatela su cui, oltre ai giudici di Perugia, adesso tornerà a indagare anche Roma. Il tribunale di Firenze, ieri, ha dichiarato la propria incompetenza territoriale per quanto riguarda l’inchiesta sull’appalto per la Scuola dei Marescialli, quella che tra gli indagati vede anche l’onorevole Pdl Denis Verdini.

Gli atti saranno trasferiti a Roma. Delusi i Pm fiorentini, che comunque hanno annunciato che continueranno a seguire gli altri filoni. Indagine finita invece per l’avvocato Guido Cerruti, che era malato da tempo e che proprio ieri è morto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica