Adalberto Signore
da Roma
Sul fare una «opposizione netta al governo», Pier Ferdinando Casini non ha alcun dubbio. Come pure sul fatto che lUdc non debba prendere parte alla manifestazione del 2 dicembre a Roma, quando Forza Italia, An e Lega sfileranno contro la Finanziaria. Intanto, perché «non è con la piazza che si manda a casa il governo», anzi, semmai può solo sortire leffetto contrario e «ricompattare la maggioranza». Eppoi perché il leader dellUdc è deciso più che mai a seguire una strada «alternativa» che non spaventi «il nostro elettorato cattolico liberale», tra cui magari possono esserci anche i delusi che hanno votato Prodi.
A proposito di manifestazioni, la sinistra radicale e alcuni esponenti del governo hanno sfilato insieme ai precari. Che ne pensa?
«È la dimostrazione che il più delle volte la vocazione a scendere in piazza è solo strumentale. Quello di oggi, poi, è un clamoroso esempio di schizofrenia. Se non fosse una vicenda seria, sarebbe destinata ad essere seppellita dallironia. Invece assistiamo a quella che è la conseguenza più tangibile delle clamorose contraddizioni che affligono il governo, vittima di una convivenza impossibile tra una sinistra europea e riformatrice e una sinistra ottocentesca e classista. Questultima, purtroppo, impersonata anche da chi non va ai cortei ma siede ai vertici delle istituzioni».
Parliamo di Bertinotti?
«Di fatto è lispiratore di questa manifestazione. Non scende in piazza solo perché sa bene che finirebbe sulle prime pagine di tutti i giornali europei».
Anche il ministro degli Esteri DAlema, però, dice di «condividere» la protesta.
«Un esempio della pavidità di coloro che sono riformisti. Per timore, non riescono ad emanciparsi dallala più radicale».
Venerdì a Venezia i Disobbedienti hanno assalito il ministro del Lavoro Damiano. Cosa pensa del difficile equilibrio tra sinistra di lotta e di governo?
«Non vedo nulla di nuovo. Sappiamo bene che lala più radicale non si accontenta della piazza ma ha bisogno dellintolleranza. Lhanno dimostrato in tante occasioni, la più recente quando hanno cercato di impedire a Pansa di presentare il suo libro. Il problema, però, è che queste componenti politiche sono determinanti per tenere in piedi la maggioranza al Senato».
Torniamo alla manifestazione del 2 dicembre. LUdc non ci sarà, conferma?
«Guardi, io ho grande rispetto per le manifestazioni, soprattutto quando sono composte e pacate. Anzi, il corteo di San Giovanni con un milione di persone lo ricordo come evento politico tra i più significativi cui abbia mai partecipato. Sia chiaro, insomma, che lUdc non demonizza la piazza, tantè che abbiamo in programma più di una manifestazione dopo quella della scorsa settimana contro la Finanziaria (in una ricorderemo i martiri di Nassirya, in unaltra chiederemo di stroncare la criminalità a Napoli). I toni di Vicenza, però, non sono quelli che preferisco perché danno voce alla protesta senza formulare alcuna proposta né qualche necessaria autocritica. Il no dellUdc, comunque, sarà democraticamente discusso nella direzione del partito di martedì».
Insomma, le divergenze di vedute con Berlusconi e Fini restano?
«Credo piuttosto che si faccia finta di non capire cosa diciamo. LUdc ritiene che una fase del centrodestra si sia ormai chiusa e la fragilità e i clamorosi limiti dellattuale governo non si possono superare riproponendo vecchi schemi che andrebbero anchessi in crisi alla prima verifica. Insomma, vogliamo evitare che si riportino le lancette dellorologio a cinque anni fa solo a causa degli errori di Prodi. Come accade in ogni democrazia, quando si va incontro a una sconfitta elettorale è poi necessario aprire una fase di riflessione. E quando dico questo non intendo parlare della leadership, perché sul fatto che non sia questo il momento per un simile stucchevole dibattito siamo tutti daccordo».
LUdc, però, segue una sua strada.
«Esprime una linea diversa rispetto agli alleati. Che non è semplicemente quella della piazza, ma quella di una seria e netta opposizione in Parlamento, sulla quale potrà esserci la convergenza degli altri partiti del centrodestra. Su questo vorrei essere chiaro: sono per una forte opposizione alloperato del governo. Ma tutti sappiamo che Prodi non cadrà per una manifestazione. Semmai è il contrario, visto che nel centrosinistra il pericolo Berlusconi riesce ancora a far superare le fratture più drammatiche. Il punto è un altro».
Prego.
«Credo che creare unalternativa sia il migliore contributo che lUdc possa dare. Anche perché nel nostro elettorato ci sono tanti cattolici liberali e tra questi, potenzialmente, anche i delusi che hanno votato per Prodi. Non possiamo certo trascurarli».
Come si realizza nei fatti questa «alternativa»?
«Incalzando il governo sui temi concreti. Parlano di liberalizzazioni? Bene, allora verifichiamo se hanno il coraggio di farle davvero smantellando il monopolio dei servizi pubblici locali. È solo un esempio ma potrei farne altri cento. Altro che lostruzionismo di Maroni, che dà solo lalibi alla maggioranza per porre la fiducia ed evitare di fare i conti con le proprie contraddizioni».
Non vi sentite un po isolati nel centrodestra?
«Intanto, se uno è convinto delle proprie idee non deve aver certo paura dellisolamento. E poi nel centrodestra vi sono altri esempi significativi di come fare politica. Penso al lavoro della Moratti a Milano. E mi pare molto più proiettata verso il futuro lei di certi nostalgici».
Sul Molise, dopo qualche contrasto, siete riusciti a trovare una convergenza con Forza Italia e An per una candidatura comune. Ora cosa si aspetta?
«È un test che ha una sua importanza. Ce lha per Prodi, che deve capire se parte lavviso di sfratto. E ce lha per noi, per verificare se la nostra posizione è stata recepita dagli elettori, visto che anche in Molise siamo stati lunica voce critica del centrodestra. Sono molto curioso di vedere come andrà a finire, poiché lultima parola sta agli elettori ed è con loro che dobbiamo confrontarci».
Umberto Bossi dice che se cade il governo la via principale è quella del voto. Ora, però, neanche lui esclude le larghe intese. Sorpreso?
«Che gli alleati ci seguano sulle nostre posizioni è già accaduto in politica estera, penso allAfghanistan e al Libano. Mi fa piacere, dunque, che anche Bossi ci dia ragione il giorno dopo, visto che - al di là delle dichiarazioni di circostanza - se cadesse Prodi nessuno ci farebbe il favore di tornare subito alle urne. Sia chiaro, però, che le larghe intese non sono mai una proposta politica ma una necessità dettata dalla situazione».
Sulla Finanziaria si è aperto il caso Pallaro. La maggioranza ha previsto uno stanziamento di 14 milioni di euro per gli italiani allestero e il centrodestra parla di «compravendita di voti».
«Rispetto Pallaro e il lavoro che fa in America Latina.
Anche secondo lei si tratta di un voto «comprato»?
«È una parola che preferisco non usare. Diciamo che in termini politici è un voto molto condizionato».
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