Casini insiste sui test antidroga Violante: pensiamo a cose serie

Il leader Udc prepara la proposta di legge, ma i due poli si dividono

da Roma

Credevate che quella di Casini fosse una boutade, e la polemica sull’antidoping ai politici, nebbia destinata a svanire all’alba? Manco per sogno, ecco la iena Bulgarelli tornare sotto l’obelisco di Montecitorio truccato da statua che offre un microfono al quale ovviamente nessuno - tranne Caruso e la Santanché - s’avvicina, ecco l’ex presidente della Camera tornare alla carica con la sua proposta, ecco la polemica allargarsi e divampare, come se il tema dominasse la nostra vita sociale. E come in tutti gli scontri seri, i fronti contrapposti son trasversali.
Il leader dell’Udc conferma di star «congegnando la proposta di legge», esorta i politici affinché comprendano «che non possono invocare per la propria tutela la privacy», poiché «il Parlamento dev’essere una casa di vetro» e non c’è privacy «sulla dichiarazioni dei redditi o i contributi che riceviamo come parlamentari». Favorevole alla proposta di Casini ovviamente Carlo Giovanardi, che il test se l’è gia fatto e ora lo vuole obbligatorio pur se ciò «non vuol dire che il parlamentare che fa uso di droga debba essere sanzionato o chi è tossicodipendente non possa essere eletto». Non accetta «la criminalizzazione della classe politica» nemmeno Enrico Buemi dello Sdi, dicendosi «d’accordo che su particolari e delicate professioni ci debbano essere i controlli tossicologici». Egidio Pedrini, dipietrista: «Accetto volentieri l’invito di Casini. Volontariamente mi rivolgerò ai servizi medici della Camera per sapere cosa devo fare per sottopormi al test». Ad ingrossare il fronte dei contrari ecco dai Ds Luciano Violante, che invita a «occuparci di questioni serie». Poi Pietro Folena, rifondarolo: «Sfioriamo il ridicolo». Sergio Pizzolante, forzista, che accetta l’antidoping solo se abbinato a un test d’intelligenza, «al quale deve sottoporsi anche Casini con l’obbligo di renderne pubblico il risultato». Giuseppe Bortone, responsabile tossicodipendenze della Cgil: «Proposta pericolosa, quella di Casini».
La questione dev’essere appassionante, se dal Parlamento scende ai consigli regionali. Rocco Palese, capogruppo forzista nel parlamentino pugliese, chiede «test antidroga per tutti i consiglieri e gli assessori regionali». Alfredo Pallone invece, suo collega laziale, lo invoca per «i membri del consiglio regionale» e soltanto «volontario» (così, chi non si sottopone è reo manifesto?). E Luciano Mineo, vicepresidente Ds del parlamentino pugliese, rilancia che «forse sarebbe più utile il test di uno psicologo».


Vedi quanto è seria la faccenda? Ma allora, perché non fargli soffiare pure il palloncino del tasso etilico, e perché non fare l’antidoping e l’antialcol ai giudici prima che emettano sentenze, ai vigili prima di spiccar multe, o ai chirurghi prima di impugnare il bisturi? Test periodici... Ma agli atleti lo fanno senza preavviso, e se «beccati» perdono la medaglia. Se non invalidargli il voto, gli onorevoli potrebbero almeno restituir la medaglietta.

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