Casini: «Le primarie non sono la resa dei conti»

Cicchitto (Fi): «Non siamo certo noi ad aver agitato le acque»

Fabrizio de Feo

da Roma

Il quotidiano scambio di battute affilate, il tormentone della contrapposizione a distanza tra Forza Italia e Udc, il clima di reciproci sospetti per un giorno cede il passo ai propositi di pace e alle promesse di buona condotta. Certo qualche scoria rimane, rancori periferici pronti magari a tornare al centro della scena alla prima occasione utile. Ma il tentativo di placare le acque c’è, come testimonia la sortita di uno dei protagonisti dello scontro fratricida di queste ultime settimane.
«Le primarie nella Cdl non sono una resa dei conti ma uno strumento per confrontare piattaforme di governo tra loro diverse ma non alternative» ammonisce Pier Ferdinando Casini. Per questo, «l’intesa raggiunta nel centrodestra per indirle» non deve essere vanificata da «polemiche fuori misura» che danneggiano la coalizione. Il presidente della Camera non si ferma qui. Dà atto a Berlusconi di aver risposto «con coraggio» a chi gli chiedeva discontinuità. E chiede «una moratoria delle polemiche per consolidare quello spirito di amicizia e di collaborazione che è comunque fondamentale per guidare i moderati italiani». Il tutto accompagnato da una postilla: «Prendere atto delle difficoltà, affrontarle, cambiare non è segno di debolezza ma una prova di maturità capace di suscitare nuove speranze».
La promessa di stemperare i toni si traduce, dunque, in una concreta offerta di tregua. Un riavvicinamento che suscita reazioni soddisfatte dentro il centrodestra, seppure con qualche riserva e distinguo. Forza Italia, in particolare, ci tiene a sottolineare di non essere mai stata lei ad appiccare il fuoco ma, al contrario, di essere sempre stata costretta a rintuzzare gli affondi altrui. «Nel corso degli ultimi due anni e mezzo non è stata certamente Forza Italia ad aprire polemiche nella Cdl» fa notare Fabrizio Cicchitto. «Anzi ha consapevolmente svolto un ruolo di mediazione pagando prezzi non indifferenti per riportare l’unità nella coalizione». Un concetto rafforzato dalle parole di Sandro Bondi. «È giusto ricordare che non è in atto all’interno della maggioranza di governo una resa dei conti né l’esistenza di piattaforme alternative bensì la ricerca di una forma più alta di unità e di coesione, come ha testimoniato l’intervento di Gianfranco Fini». «Una forma di partecipazione che dovrà essere chiarita - aggiunge il coordinatore di Forza Italia, riferendosi alle primarie - e ha bisogno tuttavia di uno stile ispirato a un profondo rispetto personale, che in alcuni casi è dolorosamente mancato».
Dentro Alleanza Nazionale è Andrea Ronchi a prendere la parola per benedire l’esternazione di Casini. «Sono parole sagge che dimostrano come nella Cdl tutti lavorano con serietà e impegno per rilanciare unitariamente la coalizione» sottolinea il portavoce del partito, a margine della riunione dell’esecutivo di An in cui il presidente del partito ha ribadito che «non si presenterà alle primarie contro il premier» e dove qualcuno ha ipotizzato il lancio di un ticket Berlusconi-Fini all’indomani delle primarie. Nel partito di Via della Scrofa perplessità, però, continuano a resistere sul metodo da utilizzare per la consultazione interne alla Cdl. «Guardo la differenza con le primarie dell’Unione che vedono i candidati lottare per il terzo posto. Da noi si lotterebbe per il primo» fa notare Francesco Storace. «Per questo - aggiunge - c’è da riflettere bene sul metodo». Gianni Alemanno ribadisce, invece, come punto fermo la necessità di una partecipazione allargata. «Alle consultazioni dovranno partecipare gli elettori e non gli eletti. Su questo non c’è alcun dubbio perché altrimenti fotograferemmo il centrodestra del 2001». Dalla Lega, infine, arriva un suggerimento al presidente della Camera: sanzionare i parlamentari centristi che gettano benzina sul fuoco delle contrapposizioni interne.

«Le parole di Casini di oggi sono sacrosante ma a queste parole ora devono seguire i fatti, anche a costo di arrivare a un accordo che preveda l’allontanamento del singolo o dei singoli, qualunque carica essi ricoprano, quando si mettano a cantare fuori dal coro».

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